venerdì 20 settembre 2013

QUALE FUTURO CI ASPETTA?

Andrea Arenadi Andrea Arena - La consuetudine, invalsa nel tempo, di far frequentare ai propri figli le Università del nord, si spiega in due modi: quelle lauree hanno un valore aggiunto, i docenti sono migliori, oppure è stata una trovata commerciale per incrementare affitti in nero e consumi.
Pur essendo sfumate le maggiori opportunità di lavoro, offerte dalle lauree conseguite nelle università prestigiose, la consuetudine rimane.
I mestieri manuali continuano ad essere snobbati e mal digeriti da coloro che hanno conseguito il massimo titolo di studio. A poco è valso constatare che tanti extracomunitari, regolarmente laureati nel paese d'origine, da noi svolgono lavori umili, ma che consentono loro di vivere decentemente.
Investire oggi sul diploma di laurea non è conveniente, non serve a garantirsi un lavoro. L'origine del problema deriva dall'aver creduto che l'istruzione, ovvero il titolo di studio, potesse continuare a garantire lavoro; in verità e per un certo periodo di tempo, questo è avvenuto, consentendo di svolgere lavori di concetto, senza fatica fisica o sporcarsi le mani.
Per fortuna alcuni giovani hanno finalmente capito che per vivere decentemente occorre produrre, si sono rimboccati le maniche e non disdegnando lavori artigianali, manuali e faticosi.
meccanico al lavoroIl mio meccanico di fiducia ha conseguito solo la licenza di scuola media inferiore, è una persona intelligente, intuitiva, si esprime correttamente e conosce molto bene il suo mestiere; pure in tempo di crisi il lavoro non gli manca, anche se per svolgerlo deve sporcarsi le mani.
Bisogna, una buona volta, rendersi conto che non è più tempo di vacche grasse, il passato opulento non ritornerà, occorrerà pensare ad un futuro di sopravvivenza, nulla di più.
La sopravvivenza delle future generazioni, dipenderà dalla loro capacità di produrre beni di consumo più che servizi. Oggi l'opinione pubblica continua a dibattere su un problema di lana caprina: la maggiore tassazione delle classi abbienti, che continueranno ad essere una sparuta minoranza rispetto all'intera umanità, non saranno loro a deciderne il futuro.
La politica c'entra poco, che sia di destra o di sinistra non potrà modificare i bisogni delle persone, potrà agire su organizzazione sociale e servizi, i suoi spazi di manovra saranno comunque limitati, il potere economico continuerà a tenerla sotto scacco. Incornarsi in scelte di campo politiche, distoglie dal problema vero: cosa occorrerà fare in futuro per garantirsi un livello di vita decente e sostenibile, seppur minimale.
Angela MerkelLa globalizzazione ha creato l'instabilità del modello di organizzazione del lavoro e del sistema economico-bancario, non è più adeguato e lo sono ancor meno le politiche di austerità imposte dalla Merkel agli Stati dell'Unione Europea.
L'eccessivo incremento dello sviluppo ha prodotto l'incontrollabile accelerazione della spesa pubblica ed il crollo dell'occupazione, ciò condurrà inesorabilmente il sistema al collasso. La soluzione al problema, analogo a quello di natura fisica, è unica e senza alternative: l'unico modo per contrastare l'accelerazione è il rallentamento, nel caso, governato!
Andrea Arena
20 settembre 2013









7 commenti:

  1. Bella domanda. Che futuro per noi e per i nostri figli, cosa ci riserva questo sistema sociale economico e politico che abbiamo costruito. Forse immaginando un crescendo inarrestabile, un benessere consolidato da cui non poter arretrare. Sbagliavamo consapevolmente. E invece, come dice bene Andrea Arena, è proprio questo che andrebbe fatto. Un rallentamento controllato. Insomma, immaginare, una sana, benefica Decrescita Felice. Forza, Pino Vullo, tocca a te.

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  2. Mio caro Arena dal momento che il mio amico Gattuso mi chiama in causa in relazione al tuo articolo che inconsapevolmente sfiora, l'altro modo di fare economia e conseguente organizzazione sociale, meglio conosciuto come "decrescita felice". Su questo blog troverai diversi articoli, a mia firma, che introducono alla buona pratica della transizione verso un mondo indipendente dal petrolio e dai combustibili inquinanti. In un mondo finito non si può avere una crescita infinita. Naturalmente la prima transizione,la libertà dal petrolio e dal consumismo suicida, deve partire dentro ognuno di noi, poi dalle comunità, comuni, città, regioni, stato e cosi via. La prima città a sperimentare le teorie di Hopkins è Kinsale in Inghilterra, in Italia Monteveglio. Monteveglio è un paesino dell'appennino Bolognese, dove un consiglio comunale di 16 elementi, 15 hanno meno di 30 anni. Monteveglio comune di circa 7 mila abitanti è il primo comune che con delibera consiliare ha aderito alla transizione ed alla decrescita felice. Mi propongo a giorni di andare a visitare questo comune modello, non di visionari, ma di persone che operano la buona pratica politica. Concludo con una mia affermazione forse utopistica "non l'economia deve cambiare l'uomo, ma è l'uomo che deve cambiare l'economia".

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    1. Caro Vullo, non posso far altro che condividere ogni parola del tuo commento. E' veramente molto triste dover constatare che il buon senso, manca a coloro che dovrebbero averne più altri: la maggioranza dei politicanti italiani.

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  3. IL TEMA E' INTRIGANTE.
    ci sono alcuni punti che mi sembra utile rivisitare proprio alla luce di cio' che si e' visto negli ultimi anni, sia a livello locale che nel globo del globalizzati.
    Temo che stiamo cadendo nel trappolone finale:
    qualsiasi forma di governo vi diate alla fine dovete fare i conti con l'economia e i suoi detentori.
    Al punto da fare dire ad Andrea Arena che sinistra o destra non sono influenti sui bisogni delle persone.
    Ecco la trappola perfetta!!!
    I parametri di riferimento sullo star bene o male devono essere nuovamente condotti alla ragione.
    Una societa' e' sana e civile se consente:
    liberta'
    accoglienza
    servizi
    giustizia
    se scendiamo nei particolari di ciascun parametro ci troviamo sicuramente quello che ci fa sentire bene se e' garantito.
    Li' c'e' la differenza fra destra e sinistra
    La famosa barzelletta che Dio diede agli italiani tre doti la dice lunga:
    -intelligenza
    -onesta'
    - consenso per Berlusconi
    l'unica limitazione era che ogni italiano ne poteva usare solo due.
    Lascio a voi le opzioni possibili all'uso di due di queste doti.
    Mi piace pensare che vi siano i margini per la politica di essere influente sulle scelte e sugli indirizzi economici e non.

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    1. Chi è il genio che ha inventato quella barzelletta?
      Gli dobbiamo dare il premio Nobel, a meno che non sia Dario Fo, che il premio Nobel l'ha già ricevuto.
      Comunque mi dispiace dissentire, ma destra e sinistra, nel farsi i cazzi propri e nell'infischiarsi del bene comune sono equiparabili, sono uguali. Affermare che la destra sia meglio della sinistra o che la sinistra sia meglio della destra è un'operazione manichea e in mala fede.
      E poi basta con Berlusconi, non se ne può più di trovarselo in ogni ragionamento e in tutte le salse. Basta!

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  4. Per il governo e per i partiti della maggioranza il problema da risolvere è l'IVA. Si il punto d'aumento già previsto da tempo e reso necessario anche dall'abolizione dell'imu voluto fortemente dal pdl, ora forza italia. E non passa giorno che il Brunetta di turno non lo sottolinei e non lo ricordi. Insomma una situazione vergognosa. Che non fa bene a questo strano paese.

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  5. Devo ribadire: "la politica c'entra poco, che sia di destra o di sinistra non potrà modificare i bisogni delle persone, potrà agire su organizzazione sociale e servizi, i suoi spazi di manovra saranno comunque limitati, il potere economico continuerà a tenerla sotto scacco". A quanto ribadito, desidero aggiungere la lucida opinione del buon Nino Pepe: "destra e sinistra, nel farsi i cazzi propri e nell'infischiarsi del bene comune sono equiparabili, sono uguali. Affermare che la destra sia meglio della sinistra o che la sinistra sia meglio della destra è un'operazione manichea e in mala fede." Aggiungo che l'uomo dalla bacchetta magica non esiste, ancor meno la possiedono i politicanti del nostro Parlamento, sia che siedano a destra o a sinistra. I bisogni della gente non hanno colore politico e la politica, per quanto possa essere colorata, è concentrata nell'occuparsi d'altro, ovvero dei bisogni dei suoi mestieranti, sempre in maggioranza. L'unico loro interesse per la gente: che ci sia sempre qualcuno che li voti, nonostante le proposte demagogiche ed il loro fare, ben diverso dal dire.
    Infine, mi ripeto ancora una volta ben volentieri: "incornarsi in scelte di campo politiche, distoglie dal problema vero: cosa occorrerà fare in futuro per garantirsi un livello di vita decente e sostenibile, seppur minimale". Per ben intenderci: cosa dobbiamo fare noi persone, non loro, i politici.
    Dice il saggio: se hai una convinzione e vuoi che una cosa venga fatta, falla, se non puoi, non aspettarti che siano altri a farla per te, in fondo la convinzione è tua, non loro.

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