venerdì 16 novembre 2012

CULTURALI. VALORI UMANI

Francesco-Gallo-MazzeoIl rischio, quando si parla di cultura, è quello di mischiare troppo, di mettere insieme i beni e le attività culturali, che non sono necessariamente coincidenti, oppure di intendere per cultura, solo quella umanistica e non includere quella scientifica,
oppure, ancora, nella foga di dire tanto, nella fretta di dire tutto, fare elenchi interminabili di cose da fare, senza indicare tempi e modi, quindi in realtà, condannandosi alla scarsa efficacia, quando non all'impotenza.
Come sempre, anche in queste contrade, ci sono gli apocalittici e gli integrati, per dirla con Umberto Eco, quelli che pensano che tutto, ormai, sia perduto e non ci sia nulla da fare e quelli che pensano con faciloneria di potere fare e di sapere fare. E i risultati si vedono, con le crepe che si aprono da tante parti e i ritardi che si misurano in decenni e decenni di nullità e di nepotismi, di saccenterie e di fallimenti, mentre gli altri vanno a vanti, superando arretratezze e ritardi e proponendosi, come protagonisti, anche a partire da modeste situazioni.

Questo introibo vale per tutta Italia, ma diventa più pregnante se rivolto alle regioni meridionali del nostro paese e alla Sicilia, nello specifico, rendendo urgente una riflessione sulle politiche culturali, che non possono essere improvvisate e casuali ma devono rispondere a criteri di progettualità e finalizzazioni. Ma voglio porre la questione in positivo, tralasciando per un attimo le tante e tante cose che non vanno.

Non si parte da zero: Ci sono tre grandi università statali, una eccellente università privata, con facoltà e corsi di laurea in tutti i campi, che magari non vengono censite dalle classifiche varie, ma non sono niente male, c’è una buona rete museale, ci sono veste aree archeologiche, ben tenute, che ci mettono accanto a Roma e ai principali siti mondiali, c'è un patrimonio urbanistico e architettonico che comincia a mostrare i segni di una inversione di tendenza nei confronti dello scempio di anni cinquanta e sessanta.

Uno per tutto il Comprensorio Barocco di Noto, Palazzolo Acreide, Modica, Ragusa IblaRagusa Ibla, dichiarato Patrimonio dell’Umanità, dall’Unesco. E poi Gibellina, la Fiumara d’arte di Tusa, il Museo del Fango, Favara, la Scuola di Scicli, raccolta intorno a Piero Guccione. Lo stesso paesaggio agricolo, seppure ancora pressato da cementificazioni e allargamenti urbani dissennati, comincia a vedere i primi e diffusi segni di attenzione, con restauri e ritorni. Ci sono due grandi accademie di belle arti, quella di Palermo e di Catania, che fanno da sommità ad una vasta serie di istituti d’arte, invidiabili e tutta una leva di artisti e di creativi, che hanno smesso di emigrare, anche se alcuni sono costretti a farlo, per radicarsi in grandi e piccole città attirando mercanti e collezionisti da tutto il mondo (e non sto esagerando).

C’è una grande azienda come la St Microelectronics, che fa ricerca avanzatissima e brevetti di primo ordine, a dimostrare la qualità di una facoltà di Fisica dell’Università di Catania, che può fungere da effetto moltiplicatore a patto che ci siano cose da fare e che ci siano investimenti. Lo stesso discorso va fatto per le eccellenze mediche, chirurgiche ed a specchio per i teatri lirici e di prosa che stanno vivendo una prolungata stagione di disattenzione e di crisi, Teatro greco di Siracusache può portare alla distruzione di un patrimonio di inestimabile valore e quindi per al musica, la danza, per le grandi stagioni estive, come quella del Teatro Greco di Siracusa, del Teatro di Verdura, di Villa Pantelleria.

Non esagero affatto. Come a dire ci sono delle importanti realtà, c’è un grande fermento, ma allora perché lamentarsi. Infatti, non si tratta di lamentarsi, ma di passare dalle analisi, che vanno fatte e rifatte, alla politiche generali ed a quelle particolareggiate, agendo con chiarezza, distinzione e coinvolgimento di quante più forze possibili, per non dire di tutte le forze possibili, senza chiudersi a riccio, ma ricorrendo a quanti hanno fatto e fanno, dappertutto: scienziati, architetti (e voglio complimentarmi con chi ha portato la compianta Gae Aulenti a lasciare un saggio della sua capacità, anche a Palermo, ricordando a me stesso che non si può ridurre un’utopia urbana, da città del futuro, nello Zen in cui è stata lasciata).

Intanto voglio lasciare tre promemoria, che servono ad integrare una grande esigenza strategica, ad una catena di lunghi passi, da fare, ma che hanno bisogno di un primo, per avviarsi.
Cerisdi Castello UtveggioCerisdi. Da affidare ad un Comitato Scientifico, che fornito dei mezzi necessari, anche in epoca di crisi, anzi a maggior ragione, lo trasformi, in qualche cosa di super, in tutti i campi del sapere e della conoscenza, in un luogo di elaborazione continua, per formare ceti dirigenti adeguati alla bisogna e aperto a tutto il bacino mediterraneo.
Fondazione Federico II. Farla uscire da una insufficiente condizione e proporla, con adeguate direzione e strategie ad essere il luogo di raccolta di tutte le energie intellettuali siciliane, più ristretta, nel perimetro rispetto al Cerisdi, attenta alle perle del territorio siciliano e non solo a fare modeste mostre di pittura.

Palazzo RisoGalleria di Palazzo Riso. Farla diventare la casa di tutti i creativi siciliani, nel settore delle arti visive, dotandola di una sede vera a Palermo, che non è Palazzo Riso, per le sue angustie di spazio, ma anche di sedi paritarie a Messina e Catania, che non possono essere trattate da realtà marginali, ma anche di Siracusa che con Ragusa, che avere una propria sede,una, così come una deve averla il consorzio, così mi permetto di chiamarlo, di Enna, Caltanissetta e Agrigento ed una l’accoppiata Trapani Marsala. Senza usare la teoria prassi del decentramento, in cui c’è un centro ricco e una periferia di poveracci, ma la nuova concezione della plurisede paritaria. Mi fermo qui. Per ora.

Francesco-Gallo-Mazzeo  Francesco Gallo Mazzeo
  16 novembre 2012

34 commenti:

  1. Vedo con dispiacere che gli amici di politica prima sono sonnolenti, affetti da letargia o in stato precomatoso? In questo caso ci vorrebe un anestesista-rianimatore! (naturalmente sto scherzando). Ma ad onor del vero se neanche un fine musicista delle parole(ci desta), nel senso che l'eloquio del prof. Gallo-Mazzeo è cosi suadente, orecchiabile ed intonato...che potrebbe essere scritto sul "pentagramma"! Egli non è Mozart e neanche Wagner, ma elabora sensibili spartiti per la cultura. Ma la cultura come la musica ha bisogno di un pò di conservatorio per poterla leggere ed un pò di orecchio per poterla ascoltare, soprattutto se raffinata. CMQ in qualsiasi tonalità suoni lo spartito della cultura, il prof. Gallo, è sempre armonioso, dall'acuto al grave e nei toni e semitoni. A parte la metafora musicale, sono sempre interessato a quello che scrive il prof. ed ai suoi appassionati richiami. Sarebbe auspicabile che il presidente Crocetta si accorgesse che in politica prima abbiamo un tale talento, e che lo chiamasse tra il gruppo di esperti alla cultura capitanati da Battiato. Sono sicuro che il Prof. Gallo M. lo farebbe anche gratis. Con stima.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Vullo, la ringrazio per gli apprezzamenti, per le cose che vado dicendo nei miei interventi su questo libero blog. La questione della cultura, come ognuno può comprendere, non è sovrastrutturale e appendicolare, ma strutturale e centrale, perchè è l'atmosfera che ci dà la luce e l'aria che ci permette di vivere.FGM

      Elimina
  2. È verissimo, in Sicilia non si parte da zero. C'è un patrimonio culturale enorme, ci sono realtà da sostenere, valorizzare e rilanciare. C'è tantissimo da fare. E Francesco Gallo indica con chiarezza le prime tre priorità. Un modo concreto per passare dalle astrattezze teoriche ai fatti. Che sono, poi, quelli che contano. Il governo della regione deve ancora essere completato. Rosario Crocetta è al lavoro e ha già dimostrato di avere intenzioni serie, ma ci vorrà ancora qualche giorno. Dobbiamo insistere con le proposte, con i suggerimenti, e per questo c'è bisogno di collaborazione e di buona volontà. Avremo modo nei prossimi mesi di fare altre proposte e di verificare le iniziative che saranno avviate.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da qualche parte bisogna pure partire. Certamente ci può essere di meglio, nelle analisi e nelle scelte, ma spesso il meglio atteso, schiaccia il bene del presente.Ci vuole lungimiranza, ma anche concretezza!FGM

      Elimina
  3. E' sempre interessante leggere il Professore Gallo, sono daccordo quando afferma che non partiamo da zero sul patrimonio culturale di questa nostra regione.
    Abbiamo beni, città, piccoli centri, maestranze, paesaggi, aspetti naturalistici, che se giustamente valorizzati potrebbero fare la differenza.
    Ma per valorizzarli c'è bisogno di una classe dirigente formata a tal proposito e non arraffazzonata, clientelare e nepotistica come è avvenuto.
    Auspico che con il Presidente Crocetta tutta questa gestione del bene pubblico sia finita e che a gestire vengano chiamate persone competenti e che abbiano a cuore lo sviluppo di questa terra.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le potenzialità non sfruttate, diventano pesi e noi ne abbiamo tanti, con una esigenza tambureggiante di trovare una strategia complessiva, per cui ogni passo, sia un passo in una direzione prefigurata, sempre attenti alle correzioni, anche vistose, quando necessarie.FGM

      Elimina
    2. Concordo con l'intervento di Ignazio Mazzara. Sino ad oggi la classe dirigente è stata solo interessata al potere ed al denaro, non solo; egoisticamente e al fine di non avere concorrenti, ha deliberatamente minato e distrutto tante ricchezze del patrimonio italiano: l'agricoltura, il turismo e molto del ricchissimo patrimonio culturale, artistico ed architettonico. La classe dirigente, avida di poltrone, incarichi e denaro, Ha avuto anche l'appoggio di terremoti ed alluvioni, nel programma di distruzione. Nonostante tutto c'è ancora molto e si può recuperare molto del patrimonio italiano nei settori citati, si tratta adesso di cambiare non solo le persone, ma far sì che le persone scelte siano tali, perchè si guarda alla loro mentalità e cultura e non al solito favore per il parente o l'amico. In Sicilia, con una situazione politica fuori dal comune, con la presa di coscienza di molti, all'ARS è stato scelto Crocetta, che a sua volta ha teso la mano per una proficua collaborazione a Battiato, che a sua volta ha già proclamato la gratuità del suo intervento. Ritengo di dover prendere atto di quest'effetto domino ch'è rilevatore di persone con una mentalità e cultura nuova rispetto all'esperienza passata. A questa ventatà di novità, nella speranza che non vi sia spazio per sabotatori, vedo positivamente l'ausilio del Prof. Francesco Gallo Mazzeo, ch'è accomunato a Crocetta e Battiato, per mentalità innovativa, basata sull'esperienza e cultura, non ultima la passione per ciò che compie, e l'amore per l'Italia, non circoscritto alla sola terra d'origine.

      Elimina
    3. Ringrazio il dottor Grimaldi per questo intervento, da avvertito operatore culturale quale dimostra di essere, nel suo collegare continuamente Roma con la Sicilia, con iniziative multidisciplinari e di ampio respiro. Concordo con le sue analisi e quanto ai suoi auspici, non sta a me decidere, ma metto a disposizione, quelle che possono essere le mie competenze e tutto me stesso.FGM

      Elimina
  4. Lontano da me fare polemica politica, ma la migliore risposta all'ex ministro Tremonti, che mi pare sostenesse che "la cultura non fa mangiare", è quella data dal prof. Gallo che ci dimostra come la Sicilia, valorizzando il suo territorio con le infrastrutture adeguate, strade, alberghi, ristoranti, potrebbe rappresentare un volano per la nostra economia ed a'voglia "se la cultura fa mangiare"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. tutto vero e giusto. Ma illuminatemi su come fare tutte queste "infrastrutture adeguate, strade, alberghi, ristoranti" ecc... Speriamo vengano fatte proposte sane e fattibili entro il più breve tempo possibile; magari in alcuni anni, ma non decenni e decenni perchè chi arriverebbe a godere tutto ciò ?
      Ciao

      Elimina
    2. Nei miei giri all'estero, ovunque, trovo un interesse sorprendente per l'Italia. Ma le conoscenze analitiche si fermano a Napoli, del sud si hanno poche notizie, come se si trattasse di una nebulosa con schiarite e chiazze, ma senza una mappatura organica. Idem per la Sicilia, che comunica poco e male, sia sulle sue strutture turistiche e ricettive, che sul suo patrimonio materiale e umano: questo sul fronte esterno, della comunicazione, diciamo. Su quello interno, c'è da fare delle scelte e queste dobbiamo farle noi,noi tutti, soprattutto i nuovi politici e il presidente, nelle istituzioni e fuori dalle istituzioni, soprattutto gli imprenditori. Se si vuole, si può fare.FGM

      Elimina
  5. Molto importante parlare di cultura in una pagina “politica”, particolarmente della cultura siciliana, ricca e unica, senza concorrenti “compatibili”. Il presidente Crocetta si sta aprendo all’amministrazione della sua terra dimostrando di avere in alta considerazione la cultura; anche quando dichiara di volere nella squadra di governo degli intellettuali, perché “…..uniscono il cielo alla terra”….(sic!). Il riferimento, nel contesto in cui è stato pronunciato ( il discorso di piazza Politeama), è tutto rivolto alla qualità-eticità della futura composizione governativa; ma ha in sé un retro terra di pensiero più ampio, quello di una cultura-progetto a trecentosessanta gradi (sicuramente inclusiva di scienza e tecnica), come parte essenziale della sua futura, feconda, amministrazione. Il presidente Crocetta ha una grande, pur se pudica all’occhio pubblico, sensibilità umana; che già d’istinto lo spinge verso il bello in tutta la sua sacralità. La cultura sarà sicuramente la parte più viva della sua regione “a 7 stelle”! D’altra parte: quale politica senza cultura?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In Sicilia, c'è di tutto, ma questo non ci deve rendere miopi nei confonti dei problemi che abbiamo in tutti i campi, anche in quelli in cui non possiamo dirci arretrati. Mancano, per esempio tutte le forme relative all'internazionalizzazione, di scambi, che bisogna incrementare, con università e centri di ricerca: importiamo pochi creativi, troppo pochi, in confronto a quelli che esportiamo. Dobbiamo diventare più esemplari e raffrontarci con gli esemplari degli altri: per esempio con la Catalogna e Barcellona e con Marsiglia, tanto per stare nel Mediterraneo. Dobbiamo incrementare i gemellaggi e poi farli vivere, altrimenti, diventano orpelli inutili. Per il governo, ispiriamoci al bello e al bene che per gli antichi greci, erano profondamente legati, sinonimi.FGM

      Elimina
  6. Eccellente descrizione delle strutture e della qualità del mondo siciliano odierno della cultura, dell'arte,della scienza, della tecnologia e dello studio.
    E' vero, e pertanto è giusto accogliere l'invito del Chiar.mo Prof. FGM anon lasciarci andare ai piagnistei dell'autodisistima. La Sicilia ha "cose" ed "uomini" di valore e grande potenzialità; non solo, in diversi casi raggiunge comunque livelli di qualità quanto meno al di sopra della sufficienza.
    Qual'è, o può essere il problema? Forse l'esterofilia, la convinzione che l'erba del vicino è sempre più verde. Forse mentalmente siamo un pò troppo provinciali, mentre non ci rendiamo conto che "di fatto" non lo siamo. In realtà , la Sicilia è sempre stata periferica "geograficamente", ma non provinciale nè culturalmente nè politicamente.
    I motivi che ci frenano nello spiccare il volo in tutti i campi, forse,non è soltanto o tanto la necessità di investire inizialmente grosse quantità di denaro, ma piuttosto "la lagnusia" di mantenere la "costante fatica" richiesta dall'impegno assunto una volta superato i furori e gli ardori dell'iniziale entusiasmo.
    Forse sbaglio a pensarla così, ma un pensiero quasi fisso che non riesco tanto facilmente a farlo svanire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci vuole organizzazione, in tutti i campi,per non essere preda degli umori e bisogna mettere a frutto le esperienze positive, che non sono mancate in molti campi, della teoria e della prassi, cito per tutti il comparto del vino, dove siamo usciti della preistoria e ci siamo seduti nell'olimpo, in tempo record. Studiamo il fenomeno per dargli consapevolezza e non doverci accomodare a piangere domani, l'ennesima illusione perduta. Cultura è anche capacità di adeguare il pensiero alla realtà, per evitare che ci siano in due piani, paradossali, quelli che hanno sempre ragione, ma perdono e quelli che hanno sempre torto, ma vincono.FGM

      Elimina
  7. Caro Professore,
    come quasi sempre, hai ragione. Non c'è termine in Italia che, particolarmente dai politici è abusato e mal usato. Per essi nella cultura c'entra tutto, e – paradossalmente – insieme, non c'entra nulla. Ciò evidentemente deriva dal fatto che la maggior parte di essi, con la cultura, non ha alcuna parentela.
    Come pensiamo allora che possano proporre qualcosa di ragionevole in ordine alle politiche culturali da adottarsi nel Paese, e - per quanto ci riguarda - in Sicilia?!
    Tuttavia è vero anche quello che dici appresso.
    “Ci sono tre grandi università statali, una eccellente università privata, con facoltà e corsi di laurea in tutti i campi, che magari non vengono censite dalle classifiche varie, ma non sono niente male, c’è una buona rete museale, ci sono veste aree archeologiche, ben tenute, che ci mettono accanto a Roma e ai principali siti mondiali, c'è un patrimonio urbanistico e architettonico che comincia a mostrare i segni di una inversione di tendenza nei confronti dello scempio di anni cinquanta e sessanta”.
    Ma è anche vero che questi rari esempi di “ buone prassi” costituiscono pur sempre - per la loro labilità -elementi di dubbia consistenza per il futuro.
    Occorrerebbe allora, prima di tutto, consolidare questa realtà, e, pressoché parallelamente, iniziare a lavorare sul resto. Mi è piaciuto molto che tu, in un contesto che sembrerebbe (impropriamente), a molti, estraneo, abbia nominato la ‘Microelectronics’. La novità che, tra le altre, infatti, viene fuori dal tuo articolo consiste nel fatto che cultura e innovazione tecnologica, più che altre materie, possono e devono andare a braccetto. Per la pletora della gente esse invece costituiscono uno iato.
    Nonostante il buon lavoro che credo abbia iniziato il presidente Crocetta, tuttavia nutro qualche dubbio circa la possibilità di ricollocazione funzionale di “strutture”, fisiche o virtuali, quali l'associazione “ Federico II“ e il “Cerisdi”. Troppe incrostazioni, interessi e veti Incrociati.
    Desidero però, in sintonia con te, dare un'apertura di credito alla nuova amministrazione regionale; speriamo bene!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Salvo, la tua presenza è una ricchezza e un conforto per tutti noi, abbiamo bisogno di acume intellettuale come il tuo, per fondare nuove accademie di discussione, nuovi gabinetti scientifici, per creare ceti culturali estesi e consapevoli e per diffondere quello spirito civico che è largamente deficitario,ma che non cade dal cielo, come ci ha insegnato Vincenzo Cuoco,che bisognerebbe studiare a fondo, non solo per scongiurare ribellismi e spiriti masanielli che fanno il paio col familismo amorale dei conformisti, ma per dare alla cultura, quel seguito di massa, senza di cui resta solo una minoranza felice, ma poi bisogna vedere quanto veramente felice.FGM

      Elimina
  8. Non sbagli, Pasquale . L' etica del lavoro impone di non pretendere ogni giorno una medaglia d'oro ed il raddoppio dello stipendio per fare soltanto il proprio dovere. Ogni giorno chi mi sta accanto, sia da un giorno o da trenta anni, arriva puntualissimo, si impegna sul lavoro senza perdersi in discorsi o trovare escamotages per tirarla lunga, insomma , fa il suo dovere con il massimo impegno e cercando di dare il massimo. Si chiama, professionalitá, affidabilitá, standard qualitativo, senso civico, tutto quello che meglio di me sapete descrivere. La genialitá sporadica, l'esaltazione artistica, le fulminanti intuizioni, non servono a niente. I miracoli sono figli dell'impegno qotidiano e continuo di un team che si impegna. "cu nesci, arrinesci!" dicevano i vecchi. Quindi caro Pasquale, passa il tempo ma la storia si ripete, e tu sai perché.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Nevone, non vedo il motivo di contrapporre ciò che non deve essere contrapposto.Professionalità, affidabilità, standard qualitativo e senso civico, sono una polarità della dialettica, necessaria, ma guai se fossimo privi di genialità, intuizione e artisticità. Dobbiamo coltivare tutte queste cose insieme e saperle distinguere, a tempo, a modo a luogo.FGM

      Elimina

  9. Spesso mi ritrovo a ridere e scherzare con una mia amica pensando alle tante crosticine di ignoranza delle quali purtroppo siamo ricoperte. Leggere gli scritti del Prof. Gallo è motivo di profondo interesse perché accresce il mio personale bagaglio di conoscenze.
    Detto questo, e ringraziando il Prof. spero, come afferma anche Vullo, che il Presidente Crocetta si avvalga della sua collaborazione.
    La Sicilia ha bisogno di persone preparate che con impegno e soprattutto responsabilità siano capaci di promuovere cultura e lavoro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oggi il vero sapere è, più che mai, sapere di non sapere. C'è un esigenza di collettivo, come si diceva una volta, di luoghi della discussione in cui la società civile si organizza, a partire dalle esigenze e utilizzando le competenze e possa dare contributi culturali, che diventano politici in senso alto e si possono trasformare in atti di governo. Una questione che si pone in maniera impellente è quella del tasso di cultura che si trova nei partiti e nelle forze politiche in genere, movimenti, associazioni. Non è più tempo di solisti e titani, se mai loè stato, ma questo non vuol dire ridurre il ruolo dell'individualità, ma esaltarla, rendendola utile e necessaria, non solo per il tempo di un exploit, ma di una sistematica capacità di affrontare i problemi, teorici e pratici, avviandoli a soluzione. FGM

      Elimina
  10. Ho sempre saputo di non sapere, sono di origini umili e ho sempre vissuto cercando di apprendere dagli altri il più possibile. La cultura mi ha sempre affascinato e invidio (con simpatia) quelli che come Lei riescono a spiegare in termini semplici cose difficili.
    La politica (e/o i politici) non si occupa molto spesso di cultura come se fosse una appendice non indispensabile alle esigenze del popolo ma non è così. Pur nei momenti più tragici della storia, anche nelle guerre, i conquistatori depredavano tutte le opere d'arte per portarle nei loro paesi. Ancora oggi ammiriamo capolavori di artisti italiani in casa straniera.
    Egregio professore ho sempre piacere a leggere i Suoi interventi, non le auguro di fare l'assessore appunto perchè un uomo di cultura come Lei non scenderebbe ai compromessi che la politica molte volte pone. Una persona di cultura è un faro sul quale tutti noi dobbiamo puntare sapendo che ci condurrà in un porto sicuro.
    Con stima.

    RispondiElimina
  11. Ho avuto modo,giovedì scorso,a Roma, di partecipare a due dibattiti, con la presenza del professor Bernardini, scienziato di fama mondiale e con il professore Guerrieri,maggiore studioso italiano, dell'economia della cultura e con una sfilza di specialisti che costituiscono un vero orgoglio italiano. Tra l'altro, i dibattiti erano inerenti il rapporto tra culture umanistiche, della creatività e culture scientifiche, della scoperta, per ribadirne il carattere di motore dei motori, della nostra civiltà e del nostro presente. Spero di portarne il senso lato, in un mio futuro e prossimo intervento. A poca distanza temporale e fisica dagli "stati generali della cultura", patrocinati dal "Sole 24 Ore", dimostrano l'esistenza di un corpo vivo e intelligente, nella nostra società, non rassegnato ad un ineluttabile destino di declino, visto che i segnali sono contraddittori e che all'abbandono indecoroso della Domus Galileiana di Pisa, corrispondono migliaia di studenti stranieri per le strade di Roma, che entrano ed escono da lezioni,le più diverse e dei quasi mille cinesi, iscritti(in continuo aumento) dell'Accademia di Belle Arti di Via Ripetta. Bisogna che Palermo e la Sicilia si inseriscano in questa tipologia di dibattito, guardando all'orizzonte lontano e stando attenti a non inciampare, perchè mi sembra che siamo troppo lontani e rischiamo l'isolamento e il provincialismo, che non ci appartengono e non ci devono appartenere. Il problema del rapporto tra politica e cultura, caro Arena, è più attuale che mai e non abbiamo ancora,strumenti affinati per impostarlo e affrontarlo:grazie per averlo sottolineato. I tre quesiti che avevo posto nel mio intervento, restano senza risposta.Cerisdi,Federico II, Galleria Riso.

    RispondiElimina
  12. Io non so se chi mi ha preceduto ha posto il punto anche su altri problemi della realtà siciliane ma nell'esame di Francesco Gallo credo che vadano aggiunte anche alcune realtà private come Le FAM di Agrigento che sta facendo un ottimo lavoro, Museum di Bagheria, La Fondazione La Verde La Malfa di San Giovanni La Punta, Villa Piccolo di Capo D’Orlando, senza dimenticare alcune strutture pubbliche che con molte difficoltà tentano di “fare cultura” come: Galleria d’arte moderna di Capo D’Orlando, Museo degli Angeli di Sant’Angelo di Brolo, La galleria d’arte moderna di Castelbuono etc, giusto per fare alcune citazioni, per non parlare di tutte quelle realtà locali che giorno dopo giorni sono chiamati a fare i conti con delle amministrazioni assenti non certo per propria volontà ma per una situazione economica messa in ginocchio dalla paralisi che sta attraversando il mondo delle arti. Se a questo sfacelo non facciamo urgente ricorso con interventi del tipo di quelli suggeriti da Francesco Gallo, rischiamo la perdita di una credibilità culturale sempre più messa in discussione da eventi che arrivano da realtà “piccole” come Sesto Fiorentino che ha messo in cantiere una mostra di uno dei più grandi maestri in assoluto tale Francis Bacon su un tema straordinario “La dissacrazione del corpo umano. Disegni e dipinti a confronto con 35 fisiognomiche di artisti contemporanei” mentre a Palermo in sedi prestigiose come la Fondazione Federico II continuiamo ad ospitare ripetutamente mostre degli stessi autori come se gli artisti fossero finiti. Per non parlare di Museo Riso o peggio ancora di Palazzo Ziino e i Cantieri Culturali della Zisa (luoghi di cui è meglio tacere). Che attività hanno fatto questi palazzi della “cultura” negli ultimi anni? Bisogna dirlo senza peli sulla lingua l’unico ente che ha fatto qualcosa è la Provincia di Palermo e gli altri? Ah dimenticavo la Fondazione Federico II ha riproposto ….. e sta riproponendo ………
    A proposito avrei una soluzione per i privati: perché con una delibera sindacale non si decide di ospitare ai Cantieri Culturali delle Zisa tutte quelle strutture - gallerie e associazioni – che non ce la fanno più perché i costi sono diventati talmente esorbitanti da non essere più remunerativo tenere aperta una galleria d’arte? Tale modo formerebbe un polo permanente e laddove possibile di eccellenza della cultura privatistica palermitana? Ma si sa le utopie sono il mio forte. Chissà se un giorno dovessi essere chiamato a mettere in pratica una mia utopia riuscirei a farlo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tutte le aggiunte fatte, sono sacrosante, per questo è necessario che il dibattito sui beni culturali, sulle politiche culturali, prosegua e si allarghi. L'amico Scorsone, che è persona competente e attiva, propone un versante in cui la Sicilia, ha fatto e sta facendo i compiti a casa, ma tutto ciò non basta in un gioco in cui il globale e il locale, sono sempre di più connessi e l'iniziativa politica deve prendersi le responsabilità a tutto tondo, non per sostiuire la società civile, ma per dare al complesso dei fattori in gioco, una caratteristica di sistema, che è necessaria e fortemente carente:l'ultima parte dalla lettera, la giro direttamente al sindaco di Palermo.FGM

      Elimina
  13. Conosco la competenza e la professionalità di Francesco Gallo e soprattutto la passione con la quale da sempre anima il dibattito culturale in Sicilia e in Italia. Mi complimento ed apprezzo il suo costante sforzo nel sollecitare con accorati appelli una classe politica e dirigenziale che, fatte le debite e rare eccezioni, appare ancora poco educata, quanto disattenta, ai dibattiti culturali e alle istanze di rinnovamento di cui dovrebbero farsi garanti.
    Il nostro è un Paese intriso di un patrimonio culturale stimato e inestimabile, invidia globale e altrettanto disappunto per non costituire il fondamentale propellente per attrarre investimenti. Ha ragione Gallo ad osservare che “…. Il rischio, quando si parla di cultura, è quello di mischiare troppo, di mettere insieme i beni e le attività culturali, che non sono necessariamente coincidenti….” e ,anche, a sollecitare una riflessione sulle politiche culturali.
    Sono un artista e non un politologo ma credo che l’annoso dibattito sulla cultura, indipendentemente dalle specifiche competenze e credo politico, necessiti di un più ampio coinvolgimento. Penso ai giovani universitari di discipline umanistiche e scientifiche, ai giovani delle accademie di Belle Arti, agli allievi dei Licei artistici e degli Istituti d’arte. Dove sono? Cosa fanno? Come intendono proporsi per il loro futuro e come intendono interloquire con la classe politica che contribuiscono ad eleggere.
    Politica, la cui etimologia greca significa città, comprende quindi la comunità dei cittadini e la sua amministrazione riguarda il bene di tutti e tutti partecipando hanno il diritto di essere rappresentati al meglio. Tuttavia pare che i nostri giovani siano presi da altri dibattiti e i nostri amministratori siano assolutamente insensibili al mutare della società e, cosa ancora più grave, incapaci di pianificare risorse ed investimenti in un settore, quello culturale, che altrove - pur privi del nostro patrimonio artistico - produce economia. Nel mondo i musei si autogestiscono, le banche sponsorizzano, le strade delle metropoli europee sono ricche di sculture e installazioni che rappresentano la sensibilità delle amministrazioni e al contempo contribuiscono ad un civico dibattito, anche quando le scelte appaiono poco opportune. Penso, ad esempio, alla scultura recentemente collocata a Parigi di fronte al museo Pompidou che ritrae la famosa “testata” di Zidane a Materazzi.
    E noi? Dov’è Palermo felicissima, città che più di tutte in Europa è stata crocevia di millenarie culture, che ha espresso ed esprime eccellenze nell’arte, nella letteratura e nelle scienze?
    Sarà mai possibile confrontarsi con il “vuoto”?
    Cosa bisogna fare ancora per recuperare il nostro bisogno di collocazione in un panorama nazionale ed internazionale?
    L’augurio è che la nuova stagione politica preluda ad una gestione più oculata e propulsiva della “questione culturale”. I presupposti ci sono. Staremo a vedere!!
    Chi scrive lavora prevalentemente all’estero e ciò comporta molti sacrifici, compensati anche da grandi riconoscimenti. E’ notorio : Nemo profeta in patria………ma quanta voglia di non espatriare!
    Melchiorre Napolitano
    Artista

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La vastità delle questioni poste da Melchiorre Napolitano, richiederebbe una risposta più articolata, specialmente sulle questioni che riguardano l'esigenza di fare sistema, in cui i siciliani sono carenti rispetto alle regioni del nord Italia e tutta l'Italia è carente nei confronti di altri stati, come Francia, come Germania, come Gran Bretagna, che si muovono come pesci nell'acqua, mentre noi annaspiamo, arriviamo sempre all'ultimo momento o rischiamo di affogare, pur essendo impareggiabilmente creativi. Sui giovani, sui giovani creativi, in particolare, c'è molto da dire, in quanto stiamo vivendo un momento d'oro, che rischiamo di sprecare, perchè non ne parliamo abbastanza e soprattutto facciamo pochissimo o quasi nulla per tesaurizzarlo. Voglio richiamare, a questo proposito i miei ripetuti interventi su Palazzo Riso, fino a questo momento del tutto inutili e quanto sintetizzato in appendice all'intervento che ha aperto questo felice dibattito.FGM

      Elimina
  14. Secondo me i presupposti non ci sono. Non sarà certo Zichichi, diciamocelo pure, a risolvere la questionme culturale siciliana. Quì è necessara una inversione di tendenza e il presidente Crocetta potrebbe farlo se deciderà di disfarsi di vecchi elefanti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diamo tempo alle persone di presentarsi e ai programmi di dispiegarsi.Detto questo, niente cambiali in bianco e seguiremo (seguirò) con la massima attenzione i singoli passi delle politiche culturali, monitorando anche i tempi. Perchè i tempi lunghi o troppo lunghi servono alla storia, mentre qui quello che interessa è la vita.FGM

      Elimina
  15. Ho visitato Villa Belmonte, a Palermo, in occasione del convegno su "Gli ultimi Gattopardi" collegato con la mostra omonima che ho curato a Messina, nell'ambito del Circuito del Mito.Un dibattito da grande capitale, a cui hanno partecipato,Aurelio Pes, Anna Maria Corradini, Alberto Samonà, con assenti giustificati, Giuseppe Quatriglio e Vanni Ronsisvalle, con interventi storico-critici, di forti risvolti attualizzanti, che meriterebbero di essere conosciuti e divulgati, ma data la penuria di veri mass media da noi, rischiano di rimanere "segreti", per cui devo rimandare a chi ne volesse sapere di più o ad un mio scritto di sintesi, oppure alla lettura del volume omonimo, edito dalle Edizioni di Passaggio, di Palermo. Per tornare a Villa Belmonte, di fronte a Villa Igieia, uno splendore, in stato di semi abbandono che potrebbe essere utilizzato in maniera permanente per mostre, conferenze, corsi specialistici e voglio segnalarlo a quanti, associazioni, cooperative, vogliano utilizzarlo, rispettandone la vocazione e la storia, ma facendoci tornare la vita, in maniera continuativa e non di tanto in tanto. FGM

    RispondiElimina
  16. La Sicilia senza dubbio è un giacimento culturale di enormi potenzialità. Nessuna terra possiede stratificazioni e testimonianze del passato così varie e complesse. Contaminazioni millenarie di civiltà diverse, ormai distrutte o compromesse da un’oscurantismo culturale che ha imperato nei processi urbani e negli anni è venuto meno il concetto di bellezza ed è prevalsa una cultura dominata dal consumismo, dall’arbitrio e dall’individualismo più sfrenato. La bellezza è una categoria morale oltre che filosofica, è il principio etico cardine su cui l’uomo ha costruito la propria storia. Ricostruire il concetto di bellezza nella sua accezione più ampia è il presupposto per ridare all'uomo lo strumento per costruire il proprio futuro.
    Realtà culturali fortunatamente esistono oggi e Gallo ne cita alcune significative che sicuramente rappresentano un fiore all’occhiello per la nostra realtà siciliana. Molte altre ancora ve ne sono e tutto questo fa ben sperare per costruire il nostro futuro.
    Il problema vero sono però le politiche culturali che a partire dal governo nazionale in giù, in questi ultimi anni hanno subito una netta contrazione come se la cultura fosse uno spreco e non un valore aggiunto da difendere e su cui si fondono necessariamente economie di scala quali ad esempio quelle del turismo, della ricerca scientifica, dell’istruzione. Quest’ultima fondamentale per la formazione delle coscienze e delle competenze in generale. Al di la dei tagli odierni le politiche fino ad oggi attuate nella nostra regione sono state incentrate su diffusi finanziamenti a pioggia incapaci di creare valore aggiunto, incapaci di promuovere Cultura.
    Urge rimettere al centro la cultura e con ciò interrompere quel processo di demolizione che ha colpito i luoghi deputati della conoscenza, con una educazione di massa che ormai produce solo mediocrità incapace di progettare futuro. Gallo fa una serie di proposte sicuramente interessanti, ma a mio avviso non esaustive. Ritengo sia necessario prima di tutto un piano strategico per la cultura che abbia come obiettivo un progetto organico su scala regionale di valorizzazione e promozione delle innumerevoli risorse materiali e immateriali che la Sicilia possiede. Occorre utilizzare al meglio i futuri fondi comunitari, coinvolgere gli operatori migliori, i migliori talenti e la migliore imprenditoria privata. Occorre mettere in rete assessorati strategici come ad esempio l’Istruzione, Beni Culturali, il Turismo, ma non solo.
    Un piano strategico per la cultura che abbia come riferimento il bacino del Mediterraneo in cui la Sicilia rappresenta il fulcro e la sintesi storica delle civiltà che lo hanno animato nei secoli.
    La Regione non ha brillato mai per strategie idonee al rilancio ed alla promozione della cultura, men che meno alla diffusione della conoscenza, ma è anche vero che negli ultimi anni qualcosa di buono è emerso. Mi riferisco al “Circuito del Mito”. Al di là delle tante polemiche, spesso strumentali e distruttive, credo che quest’iniziativa della Regione abbia innescato un processo di promozione culturale significativo e meritevole di approfondimento e sviluppo, seppur con gli opportuni e necessari aggiustamenti. Iniziative di alto profilo anche internazionale, per la prima volta in un programma organico, i cui dati di affluenza ed il consenso ottenuto ne testimoniano la qualità. Apprendo che in nome di una netta inversione di tendenza si sta procedendo all’azzeramento di questa esperienza positiva. Perché? Un inversione di tendenza, a mio avviso, non significa mandare tutto al macero in nome di un nuovismo, al contrario, penso, sia necessario far tesoro di quanto di buono vi sia proprio per poter progettare al meglio il futuro. Dal governo Crocetta spero in un vero grande slancio innovativo. Un rilancio che la nostra terra necessita per non morire perdutamente e definitivamente.

    RispondiElimina
  17. Egregio architetto Longo, trovo ampiamente condivisibili, tutte le sue argomentazioni, che testimoniano la sua militanza di queste problematiche, al di là dello specifico professionale che le compete. Ho scritto il testo, il 16 novembre, ma sembra essere passato un secolo e meno male che è posto in evidenza dal direttore, altrimenti potrebbe essere stato scritto veramente nel secolo scorso, anche se nessuna risposta mi è venuta da persone dell'attuale governo della regione e neanche dall'amico on.Ferrandelli che è così vicino a questo blog e meno che meno dalle tante intelligenze che sono sparse per la sicilia. Per quanto mi riguarda terrò aperto questo problema, che è connettivo di tutti gli altri e in questo senso, curerò di essere più puntuale, nel risdpetto delle competenze e dei ruoli. Tranne la sua interlocuzione, venuta da Messina e quella del dottor Grimaldi, siciliano di Roma, niente è venuto dalle altre sette provincie siciliane, che non possono essere ritenute ininfluenti, per creare un movimento culturale, senza ambizioni elettorali e di cariche, ma per questo più politico in senso etimologico.FGM

    RispondiElimina
  18. E' vero. In questo primo mese, ho dovuto affrontare alcune questioni di rilevata importanza e non rimandabili, come il bilancio, i rifiuti e la gestione dell'acqua pubblica. La cultura e i beni culturali necessitano maggiore attenzione. A mio avviso, è opportuno organizzare un incontro per affrontare in maniera dettagliata e sistematica il riordino dell'intero settore. Fabrizio Ferrandelli

    RispondiElimina
  19. Caro Ferrandelli, organizziamolo questo incontro, io sono a disposizione:il problema della cultura è il problema ddell'economia, è il problema della politica, è il problema della vita. Grazie per avere dato un cenno di ricevuta alla mia chiamata in causa. Agli altri ottantanove di Sala d'Ercole e agli amici del governo regionale, la cosa interessa molto meno.FGM

    RispondiElimina