giovedì 9 agosto 2012

RUSSO CONTRO SUNSERI. AUTONOMIA A RISCHIO

Massimo RussoPALERMO 13.12.2008.NINO SUNSERI GIORNALISTA<br />© MICHELE NACCARI/ STUDIO CAMERAL’altro giorno sulla seconda pagina del Giornale di Sicilia nella rubrica “Fatti e notizie” spaziava a tutto campo, a proposito della sanità in Sicilia, la diatriba,
con botta e risposta, tra l’assessore regionale al ramo Massimo Russo e l’editorialista Nino Sunseri. Il primo, con una lettera indirizzata al direttore del giornale Giovanni Pepi, contestava al Sunseri le affermazioni denigratorie dallo stesso enunciate precedentemente sullo stesso giornale a proposito della gestione della sanità in Sicilia controbattendo che, in questo settore, è stato avviato in Sicilia un percorso virtuoso e le cifre del 2011 lo confermano.
Il secondo, dal canto suo, proponeva di indirizzare la lettera di Russo al premier Mario Monti essendo in grado all’occorrenza, a suo dire, di fornire sia l’indirizzo di Roma sia quello di Milano e a dimostrando con ciò di essere decisamente di casa e molto in intimità (tra banchieri ed economisti che parlano la stessa lingua può succedere) con il nostro presidente del consiglio. Il buon Sunseri si fa poi una domanda, ossia per quale ragione Palazzo Chigi si ostina a inserire la Sicilia tra le amministrazioni scarsamente virtuose per cui, tre settimane fa, Mario Monti ha convocato a Roma Raffaele Lombardo al fine di essere rassicurato sul pericolo di default della regione siciliana sotto la minaccia di un eventuale “incostituzionale” commissariamento della stessa. Un intervento, a suo dire, che non ha precedenti nella storia della Repubblica Italiana. Ed è proprio per questo che la gravità del fatto, dovrebbe preoccupare da siciliano l’illustre editorialista. Molte sono in Italia le regioni scarsamente virtuose eppure non ci risulta che il buon Monti si sia preoccupato di intervenire così pesantemente come è avvenuto nei confronti della Sicilia con la minaccia di un eventuale incostituzionale commissariamento. Se il buon Monti dimostra di saperne di economia come ha dimostrato di saperne di diritto costituzionale dovremmo, a questo punto, come italiani e non solamente come siciliani, cominciare seriamente a preoccuparci. La verità è che le voci fuori dal coro, come nel caso della Sicilia, vanno punite, zittite e represse ed è questo il reiterato tentativo e il disegno ostentato del governo Monti nei confronti della Sicilia.
Ed a questo punto farebbe bene Nino Sunseri da sperimentato economista a riflettere se il ruolo di Mario Monti sia quello del salvatore del nostro paese come ama definirsi nei suoi, sempre più ricorrenti, deliri di onnipotenza o quello più verosimilmente di salvatore e mallevadore delle banche e della finanza nazionale ed internazionale Di questo, da buon economista ed esperto di finanza, se ne faccia una ragione. Si faccia una ragione che la globalizzazione ha prodotto un mostro, il turbocapitalismo finanziario, predatore e corsaro che come un vortice tutto travolge e risucchia e che sta creando povertà, facendo pagare sempre più ai poveri e al mezzogiorno del paese le conseguenze della crisi, e che renderà i popoli sempre più impoveriti da burocrazie tecnocratiche e bancocentriche e dominati da una nomenclatura senza anima e senza cuore che caratterizza il nostro governo e governa per conto di un potere invisibile. Di tutto questo, caro Sunseri, se ne faccia una ragione. Si faccia una ragione che in Grecia ed in Italia si stanno sperimentando governi tecnici con sistemi coercitivi e di manipolazioni senza precedenti
Oggi stiamo vivendo una fase di eclissi della democrazia, di perdita della sovranità nazionale, monetaria e popolare, in cui un pugno di oligarchi esercita un dominio irrazionale, illimitato, prevaricatore e odioso. E proprio in questi giorni dallo stesso Monti con tracotanza, ritenendosi legibus solutus, è stata messa in discussione l’autonomia dei parlamenti ridimensionandone il ruolo rispetto alle azioni dei governi. Questa, in buona sostanza è la dittatura dei banchieri E di questa dittatura in Italia è stato chiamato ad esserne garante e mallevadore e ancor più funzionale ad un contesto ed a un disegno internazionale Mario Monti e il suo governo. Non rendersi conto di tutto ciò è come avere il prosciutto agli occhi e come siciliani, essere solidali e condiscendenti a Monti e alle sue politiche, significa continuare ad essere ascari striscianti e servili ad un potere centrale che per 150 anni ha affamato e depredato la Sicilia.
Coppola-Ignazio  IGNAZIO COPPOLA
  09 agosto 2012



7 commenti:

  1. Signor Coppola con tutto l'apprezzamento per la sua competenza storica e riscrittura degli eventi che portarono all'unità d'italia, non posso assolutamente condividere la difesa tout court dello statuto e della cosidetta specialità della regione siciliana. Poi speciale di chè , speciale per la mafia ?, speciale per il decadentismo dei suoi dirigenti? speciale per i suoi politici e burocrati, che hanno utilizzato il cosidetto statuto speciale solo per creare un sistema ipertrofico e schifoso di privilegi e ruberie (funzionale soltanto agli eletti, o sarebbe meglio dire "nominati" per chiamata diretta, per succhiare tutti un pò dalle generose mammelle di mamma regione). Lei mi sa dire... ai normali ed onesti siciliani quali vantaggi ha portato lo "statuto speciale"? Facciamo qualche esempio? Iniziamo dagli onorevoli, invece che consiglieri regionali, che equiparano il proprio stipendio a quello del senato. E gli stipendi , pensioni e buonuscite cervollotiche e fuori da qualsiasi parametro nazionale ed europeo? I dipendenti che ancora vanno in pensione con 15 o 20 di contributi con la cosidetta legge 104, sol perchè dimostrano di avere un parente invalido fasullo? I commessi che arrivano a prendere 6-7 mila euro al mese di stipendio? Impiegati e dirigenti che si ritirano a 40 anni e prendono buon'uscite miliardarie? I vari governatori più o meno collusi con la mafia, chi ha tentato di percorrere strade più dignitose ed oneste, è stato ammazzato ( Mattarella), come lei sà. La specialità siciliana in cosa consiste? Nell'aver sottoscritto un patto scellerato, in cambio della rinuncia al separatismo, rinuncia all'industria, agricoltura, turismo, si ottengono trasferimenti dallo stato, prebende , contributi, carrozzoni, pensioni ed invalidità fasulle. Però per tutti quelli che non avevano il santo alla regione, non restava altro che emigrare. Ma ora con la crisi tutti i nodi stanno arrivando al pettine. Che ne facciamo dei diecimila della formazione professionale, dei 27 mila forestali e dei centomila impiegati che gravitano attorno al clientelismo ed assistenzialismo regionale? Lei parla spesso di nazione siciliana...in verità la sicilia nazione lo è stata soltanto nel periodo "normano e svevo" un paio di secoli, a fronte di 3 mila anni di storia. La conclusione è che in questi 60 anni la nostra regione non ha saputo meritarsi questo "statuto speciale", ne è recende dimostrazione che i superpagati politici, burocrati, impiegati, non sanno neanche spendere i fondi europei. Io dico che sarebbe meglio un forte stato centralista che abolisca non solo le regioni speciali, ma anche le quelle normali. tutto ciò per bloccare le tendenze centrifughe che porteranno lo stato allo sfascio. D'altronde Se ne abbiamo fatto a meno fino al 1970, evidentemente si potrebbe fare a meno di questi centri di spesa (improduttiva) incontrollabili. CMQ l'argomento è lungo, perciò chiudo qui a causa caldo.

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    1. Caro amico Vullo, rispondo con ritardo,scusandomene, al suo commento del 13 agosto u.s.in cui mi attribuiva di essere uno strenuo difensore tout court dello statuto siciliano e della specificità della Regione Siciliana. Intanto,in premessa,le confermo di essere assolutamente d'accordo con le sue puntuali valutazioni sul lungo elenco di sprechi e di sperperi da parte di una classe politica che definire di "scassapagghiari"è nei confronti degli stessi fin troppo generoso. E proprio qui sta il problema. Una classe politica priva di un minimo di cultura, autoreferenziale e tutta protesa ad arraffare,a più non posso,posti e prebende ed a lucrare famelicamente, a spese dei siciliani,sui fondi regionali, nazionali e comunitari. Questi nuovi Lanzichenecchi, spero lei lo condivida, sono tutt'altra cosa rispetto a quella classe politica che si battè per la "conquista" dell'Autonomia. I padri dell'Autonomia, che al di là degli schieramenti e delle appartenenze, rispondevano al nome, per fare alcuni di:Salvatore Aldisio,Giuseppe Alessi,Gaspare Ambrosini. Antonio Canepa,Giuseppe La Loggia,Girolamo Li Causi , Mario Mineo,Antonio Varvaro, Luigi Sturzo e tanti altri di grande levatura etica e morale che avevano realmente a cuore il bene e gli interessi della Sicilia. Una Sicilia e uno statuto traditi poi dai figli degeneri di quei nobili padri dell'autonomismo siciliano. Una Sicilia tradita ed uno statuto, in gran parte e per lungo tempo disatteso e mai applicato in molte sue parti, da una classe politica ascara e servile al potere centrale. Uno stato centralista che,anche da parte sua,venne meno al rispetto, disattendendolo in più parti e in più punti,a quel patto d'onore che fu lo statuto regionale sottoscritto con la Sicilia in quel lontano 1946. Ecco perchè non mi ritengo sicilianista ad oltranza o difensore dello statuto tout court come lei mi definisce, ma bensì un siciliano, come tanti altri,tradito da una classe politica che, come a più voci, è stato sottolineato in questo blog deve andarsene a casa a calci nel sedere e deluso poi da una politica nazionale e centralista tutta protesa ad un attacco senza precedenti alla Sicilia come se questa fosse la causa di tutti i mali di questo paese. E io non ci sto. Per questo mi trovo in disaccordo con lei quando sostiene che sarebbe meglio un forte stato centralista che abolisca le autonomie regionali. Già mi preoccupa la parola "forte" che non fa parte della mia concezione etica della politica e se a questo aggiungiamo che lo stato centralista è stato per 150 anni al servizio degli interessi, dell'economia e della finanza del Nord la cosa mi preoccupa ancor di più. Ecco perchè è augurabile che questa classe politica di straccioni se ne vada a casa e al suo posto ne subentri una nuova motivata e accreditata che sia finalmente in grado con competenza di rilanciare l'istituto autonomistico regionale. Il tal senso ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo e fare la propria parte ed il dibattito apertosi da tempo in questo blog di "politicaprima" credo che vada esattamente in questa direzione
      Con stima
      Ignazio Coppola

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  2. Illustre sigr Coppola accolgo volentieri le sue puntualizzazioni. Si è possibile che io, come altri, siamo tentati di buttare via il bambino(autonomia) con l'acqua sporca. Ma è incontestabile lo scempio dell'autonomia...utile soltanto alla casta dei regionali. Infine che la sicilia abbia bisogno della tutela dello stato padre-padrone è stato dimostrato anche negli ultimi 80 anni con l'invio del prefetto di ferro (mussolini), prima della guerra e dell'esercito dopo la guerra, banditismo e separatismo, infine "vespri siciliani". Ma in tutti e tre i casi il comune denominatore è "la mafia". In caso di deflagrazione dello stato unitario a causa delle spinte centrifughe sia da nord che da sud, con motavazioni contrapposte, è verosimile che al governo della sicilia andrebbero i nipotini di "riina e provenzano". Quindi in base a questo assunto io personalmente, costretto a scegliere, tra il potere mafioso ed il potere dello stato, scelgo senza tentennamenti il potere dello stato. Con immutata ammirazione la saluto.

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  3. La battaglia di Ignazio Coppola è di principio. E per questo la condivido interamente. Nonostante le giuste osservazioni di Pino Vullo. Non si può cancellare d'un colpo una conquista così importante come lo Statuto Speciale siciliano. Niente può giustificare un simile attacco, nemmeno la presenza di politici indegni che, invece, vanno solamente spazzati via.

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  4. Non mi sembra realistica l'analisi del signor Coppola, di cui mi pemetto di essere all'opposto, in quanto rischia di essere figlia di un debole storicismo e di un mal riposto illuminismo:quello di cui metto in guardia gli amici è di cadere nella trappola del complottismo: tutti vogliono male all'Italia e tutti vogliono male alla Sicilia, da Milano a Roma, parlare in questo modo di Mario Monti è da barzelletta e adombrare il presidente della repubblica, un poco (molto, per megio dire) avventuroso.Lo statuto siciliano non è sacro e non è inalienabile, come tutto ciò che è storico e bisogna difenderlo con affermazioni positive,farlo funzionare e dimostrarne la validità, con fatti,progetti e cultura moderna, non con lagne e racconti di occasioni perdute.FGM

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    1. È vero, lo statuto siciliano non è per niente sacro. Ma non c'è dubbio che ne va difeso il significato e l'essenza attraverso azioni positive e facendolo funzionare. E per questo bisogna fare di tutto per portare all'Ars e alla Presidenza della Regione uomini e donne capaci, impegnati, espressione della migliore intelligenza siciliana. Ecco come difendere lo statuto e la Sicilia.

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    2. Guai se ognuno di noi si dovesse ritenere in assoluto il depositario della verità facendo cadere gli altri nella trappola del complottismo.Purtroppo, piaccia o no al prof Gallo, la storia di questa mostro paese va intesa e letta diversamente da quella propinataci dalle storiografie ufficiali e scolastiche. Una storia che costò alla Sicilia e al meridione lacrime e sangue tra eccidi massacri e repressioni vedi Pontelandolfo e Casalduni, in provincia di Benevento, in cui il 14 agosto nel 1861, esattamente 151 anni fa, a sangue freddo, dai piemontesi furono passati per le armi tutti i 5000 abitanti, compresi donne bambini, di quei due paesi e poi gli eccidi di Bronte, di Alacara Li Fusi,la rivolta di Palermo del settembre del 1866 cosi detta del "sette e mezzo"( durò infatti sette giorni e mezzo) repressa nel sangue dai piemontesi che costò ai palermitani migliaia e migliaia di morti uccisi senza pietà per le strade. Avvenimenti che le storiografie ufficiali depositarie, queste si di un mal riposto illuminismo, hanno puntualmente e vergognosamente ignorato. E proprio perchè l'illuminismo correttamente inteso è il trionfo della verità e della ragione,ce n'è abbastanza alla luce di questi fatti e di questi avvenimenti per affermare che il Sud e la Sicilia non furono affatto liberati ma conquistati e colonizzati e questo, caro professore Gallo, non è debole storicismo ma sono fatti incontrovertibili ed avvenimenti realmente e drammaticamente accaduti di cui credo debba prenderne atto e farsene una ragione.Come credo debba farsene una ragione dell'enorme contributo che il sud e la Sicilia hanno sempre dato all'Unità del paese che con le rimesse degli emigranti,nacque allora la questione meridionale, tra la fine dell'800 ed i primi del 900 implementarono il bilancio del nuovo stato italiano.E poi ancora il contributo di sangue dato dai meridionali e dai siciliani, che erano in maggioranza rispetto ai settentrionali, sulle trincee del Carso nella prima guerra mondiale. Ed infine negli anni tra il 1950 e il 1960 erano siciliani e meridionali quelli che salivano al nord con le valigie di cartone attaccate con i lacci, per contribuire con il loro sudore con la loro fatica alla sviluppo ed al boom dell'economia settentrionale. Alla fine poi sentirsi dire, per tutto ringraziamento, ed ancora oggi che il Sud e la Sicilia sono la palla al piede di questo paese. E proprio per questo la conquista e non la concessione dello statuto e dell'autonomia furono la speranza dall'affrancamento da questo disagio economico e sociale a cui la mala unità d'Italia aveva condannato precipitato la Sicilia. Alla luce di tutto ciò la salvaguardia e la difesa dello statuto, secondo lo spirito dei padri della nostra autonomia, deve essere come sostiene efficacemente Giangiuseppe Gattuso, con azioni positive senza cadere nella trappola del complottismo , l'imperativo categorico per tutti i siciliani che vogliono l'interesse e il bene della propria terra.
      Ed infine parlare di Monti alla luce dell'attacco sferrato dal presidente del consiglio nei confronti della Sicilia con la proposta di un incostituzionale commissariamento credo non sia proprio un argomento da barzelletta ma una cosa estremamente grave e seria. Se il prof Gallo della qual cosa,senza coglierne la gravità, ne vuole ridere faccia pure.

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