giovedì 2 agosto 2012

OLIGARCHIA O DEMOCRAZIA?


Platonedi Anna Maria Corradini - “Quale sistema politico intendi per oligarchia? (letteralmente: ‘governo di pochi’) – La costituzione fondata sul censo, risposi, in cui i ricchi governano, mentre il povero non può partecipare del potere […]
Uomini ambiziosi di affermarsi e di ricevere onori, finiscono col diventare affaristi […] portano alle cariche pubbliche il ricco, mentre sprezzano il povero […] Un simile stato è per forza non uno ma duplice: quello dei poveri e quello dei ricchi” Queste sono le parole di Socrate nel libro VIII dell’opera di Platone La Repubblica. Il periodo è quello tra il V e il IV secolo a. C. Si legge ancora: “Nelle oligarchie i governanti, poiché sono negligenti e permettono una vita dissoluta, talvolta hanno costretto alla povertà uomini non ignobili, costoro se ne stanno Socrateoziosi nella città muniti di pungiglioni e di armi, chi è carico di debiti, chi senza diritti civili, chi poi gravato dei due mali, e pieni di odio tramano insidie a chi ha acquistato i loro beni, bramosi di una rivoluzione […] Gli uomini d’affari, a testa bassa, fanno finta di non vederli nemmeno […] e non rendono se stessi incuranti d’altro che non sia far denaro […] La democrazia nasce quando i poveri, dopo aver riportato la vittoria, ammazzano alcuni avversari, altri ne cacciano in esilio, e dividono con i rimanenti, a condizione di parità, il governo e le cariche pubbliche […] forse tra le varie costituzioni questa è la più bella, come un variopinto mantello ricamato a fiori di ogni sorta, così anche questa che è un vero mosaico di caratteri, potrà apparire bellissima […]

Dividiamo uno stato democratico in tre classi […] La prima vi si forma, come nello stato oligarchico […] nella democrazia essa costituisce, con poche eccezioni, l’elemento predominante […] ogni cosa, è amministrata da questa classe. Inoltre dalla massa popolare si distingue un’altra classe, i fuchi (parassiti). La terza classe poi è il popolo: tutti coloro che lavorano per sé […] gente che possiede ben poco. […] Ora il popolo non è sempre solito mettere alla propria testa, in posizione eminente un solo individuo, mantenerlo, farlo crescere, ingrandire? […] Tutte le volte che nasce un tiranno, esso spunta dalla radice del protettore, non da altra parte”.

Quello che Platone scrisse duemilacinquecento anni fa sembra oggi ripresentarsi. Questo attuale è un periodo di cambiamenti radicali che sembrano rispecchiare in pieno quanto affermato ne La Repubblica. Ciò che si sta verificando in Italia, non solo, ma anche in Europa e nel mondo occidentale, è un fenomeno in cui sono in piena accelerazione grandi trasformazioni politiche con la drammatica involuzione di un sistema consolidato di natura socio-economica introdotto negli ultimi decenni; tutto questo provocato da una crisi finanziaria prolungata, portata avanti dal potere forte della grande finanza mondiale. In Italia la democrazia è palesemente sull’orlo del baratro. La corruzione ha pervaso ogni settore, i partiti e i leader sono ormai ingessati in un comportamento statico sempre più influenzati dalle potenti lobbies della finanza.

La democrazia sgretolata si sta trasformando in una “democrazia oligarchica” come appunto ricorda Platone. E’ un disfacimento graduale; vengono ignorate le norme democratiche con conseguente trascuratezza degli interessi della maggioranza dei cittadini. Un governo oligarchico concentra ingenti quantità di denaro – nel nostro caso miliardi di euro - presso una “oligarchia finanziaria”, che tende a ridurre il tenore di vita di milioni di cittadini tramite “interventi di austerità”. Il parlamento in nome del bene comune, obbedisce a questo governo di oligarchi. Il popolo diventa spettatore inerte ed inerme anche se monta la rabbia e l’ostilità.
Le voci del dissenso forti e decise sono soffocate dai mass media che fanno a gara ad interpellare esperti e accademici, spesso stretti collaboratori dell’oligarchia finanziaria. Quando la crisi economica peggiora, gli investitori esigono tassi di interesse sempre più alti, allora si ricorre a nuove misure di austerità. Si accentuano le diseguaglianze, a poco a poco viene messa in luce la natura oligarchica dell’esecutivo. Le basi sociali del regime si restringono. Gli impiegati della classe media e i professionisti cominciano ad avvertire l’erosione di stipendi, salari, pensioni, le condizioni di lavoro peggiorano, cade la speranza di carriera futura. Il potere è nelle mani di un’elite di banchieri celati dietro un’ideologia ingannevole secondo la quale in un momento di emergenza così drammatico, è un bene per tutti che lo stato sia amministrato da tecnici esperti, apolitici e privi di interessi. Costoro in realtà hanno svolto compiti in ambiti di grandi interessi finanziari.

Lucas Papademos, Premier greco nominato da novembre a maggio, ha lavorato per la Federal Reserve Bank di Boston, è stato vicepresidente della Banca Centrale Europea, capo della Banca centrale greca. Mario Monti ha ricoperto incarichi per l’Unione europea e la Goldman Sachs. Questi incarichi svolti presso istituti finanziari di una tale importanza a livello internazionale, che regolano le sorti di interi stati attraverso la detenzione del potere capitalistico, sono elementi di cui non si può non tenere conto, i quali fanno riflettere sul ruolo di questa nuova classe di governanti. Questi tecnocrati, freddi, apolitici, calmi, insensibili a qualsiasi forma di protesta sociale, dipendono dalle banche estere per le loro nomine e l’attività svolta all’interno di esse. E’ spontaneo supporre che sono soltanto strumenti e rappresentanti diretti dei banchieri europei e americani. In questo marasma che sfugge ad ogni serena comprensione e valutazione, i pubblici dipendenti rischiano di perdere il posto, non possono andare in pensione, perché l’età per andarvi, è stata allungata; i salari vengono ridotti drasticamente e il diritto a un posto fisso, diventa soltanto chimera.
Le imprese sono vendute a capitalisti stranieri, con sconvolgimenti interni e cambiamenti radicali, tagli al numero dei dipendenti, che si ritrovano in breve senza occupazione in età matura, completamente allo sbando. I contratti collettivi di lavoro vengono messi in discussione, tutto diventa precario e aleatorio. E’ questa una fase che sembra costituire il passaggio verso una dittatura del capitale, esercitata da questi tecnocrati. Platone parla appunto della netta divisione di tre classi presenti in uno stato democratico che comincia a mostrare segni di cedimento, una è quella oligarchica, che di fatto comanda, costituita dal governo di poche persone che hanno in mano il potere economico; un’altra passiva e parassitaria che cerca di farsi strada in politica arricchendosi; infine il popolo, più numeroso di tutti, che subisce e vive di lavoro, sostentandosi come può. Allude chiaramente al fatto che la tirannide nasce sempre dalla degenerazione di una democrazia in disfacimento, dove regna l’anarchia. Il tiranno si presenta sempre come un protettore, che sembra lavorare per il bene della massa, ma in realtà punta ad esercitare un potere forte, come sta accadendo adesso con l’affermazione di un regime capitalistico. Questo tipo di politica a favore delle lobbies della finanza è mascherata da riforme necessarie, come àncora di salvataggio per evitare il fallimento.
Si può a ragione parlare di poteri dittatoriali del capitale, manovrati da tecnocrati adibiti a quello scopo.

Dopo il regime fascista e quello dei Colonnelli in Grecia, non si era mai vista una crisi così forte dei diritti democratici. Si gioca sulla paura del popolo, con la prospettiva di una catastrofe senza ritorno, che attiva un’angoscia collettiva. L’unico rimedio per questa malattia, è ingoiare l’amara medicina prescritta dal governo oligarchico dei tecnici, toccasana infallibile per guarire. Con gravità e saggezza, fanno appello ad equi sacrifici, per far prosperare le generazioni future. Intanto la disoccupazione aumenta, vengono licenziati migliaia di dipendenti, con la falsa speranza che torni il benessere. Essi riescono a dare un’immagine affidabile e pulita del governo, pronto a prendere decisioni efficienti e produttive. Vogliono far credere che finalmente si sia data una scossa alla paralisi politica sorta dallo scontro interno dei partiti sempre in lotta tra loro.

I dittatori tecnocratici riescono così a dare un’immagine positiva alimentando l’indignazione popolare nei confronti dei privilegi dei politici, compromessi anche con la giustizia. Si assicurano in tal modo il consenso o l’adesione passiva della gente spesso portata fuori strada dalle loro parole, con la complicità compiacente dei mass-media. Il principale rischio provocato dal dissenso popolare nei confronti di un governo tecnocratico è quello che i politici della vecchia guardia potrebbero tentare, con la demagogia, di approfittarne, imbonendo il popolo con la prospettiva di liberarsi da un regime capitalistico, instaurando così un vecchio sistema marcio e corrotto.
Gli oligarchi politici della prima ora ritornati al potere ricominceranno a portare in scena la solita farsa, rifacendosi all’annoso problema dei pagamenti dell’eterno debito pubblico, continuando il processo della recessione senza scampo.
E’ ciò che potrebbe accadere.

Anna-Maria-Corradini  Anna Maria Corradini  02 agosto 2012

P.S. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo di Anna Maria Corradini. Le parole di Socrate nel libro VIII de La Repubblica di  Platone,  scritto duemilacinquecento anni fa, rispecchiano la situazione politica attuale.
L’autrice (ennese di nascita) è stata responsabile dell’Archivio Storico del Comune di Enna. In atto è responsabile dell’Archivio Storico e della Biblioteca della Provincia Regionale di Palermo. Ha pubblicato diversi libri su archeologia, storia e miti classici.
Inizia, con questa interessante riflessione la sua collaborazione con PoliticaPrima. Auguri e buon lavoro.
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2 commenti:

  1. Innanzitutto...benvenuta all'autrice di questo pregevole articolo. La lezione di Socrate e Platone ricalca perfettemante la situazione politico-sociale che stiamo vivendo oggi. In questo momento al potere abbiamo una oligarchia tecnico-finanziaria senza alcuna legittimazione elettorale poi abbiamo la classe dei politici eletti dal popolo, ma detestati dai cittadini per la loro incompetenza, incocludenza ed in preda ad una miserabile disonestà e viltà. Questi rappresentanti della democrazia sostengono (obtorto collo) l'oligarchia tecnico-finanziaria contro l'interesse della classe media e del proletariato, cittadini da cui hanno ricvuta fiducia, evidentemente mal riposta. Tutto ciò per restare abbarbicati vigliaccamente ai loro interessi parassitari ed ai loro spudorati privilegi, a spese della classe media e proletaria. Ben venga la lezione di storia della dott.ssa Corradini. Ma nel frattempo sono passati 2500 anni ed abbiamo imparato e capito tante cose. I ricchi tendono sempre con i loro mezzi finaziari, con l'uso della forza, degli eserciti e delle armi, o oggi corrompendo con i mass-media, giornalisti megafoni dei padroni, con la massoneria e la mafia da scagliare al momento opportuno contro ogni sussulto di emancipazione , di giustizia sociale e di libertà economica e politica. Intanto tanta acqua è passata sotto i ponti: i figli del popolo siamo più istruiti, conosciamo la storia, non siamo più poveri e ignoranti, cosidetto popolo bue, c'è stata la rivoluzione francese e quella russa, c'è stato Che Ghevara e Fidel Castro...è nato Karl Marx ed ha scritto "il capitale", sappiamo che quando la classe media si salderà con il proletariato , con la pancia vuota, si arriverà allo "scontro di classe". I partiti di sinistra che dovevano difendere gli interessi dei poveri hanno consentito il taglio delle pensioni e la revoca dei diritti, senza in cambio chiedere come minimo la patrimoniale. I partiti di centro che dovevano rappresentare la classe media hanno consentito il continuo logoramento economico e dei diritti, gettando quest'ultimi tra le braccia del proletariato. Ripeto quando la pancia sarà vuota e gli studenti, i laureati disoccupati, i professionisti impoveriti, l'intellighentia si farà avanguardia intellettuale proletaria, allora scoppierà lo scontro mortale... lotta di classe, si spera pacifica, ma la rabbia può prendere strade imprevedibili....Ad maiora.

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  2. Pregevolissimo articolo quello della Corradini. Un sincero benvenuto a Lei e l'auspicio di una lunga collaborazione con questo blog.
    La sconcertante similitudine del momento storico di Socrate con il nostro è indubitabile. Anche noi del blog in diverse occasioni e commenti lo abbiamo evidenziato.
    In questo senso il commento di Pino Vullo si incanala molto bene su questa scia.
    A me, purtroppo per una consolidata diffidenza nella volontà e nel coraggio di cambiare degli italiani, e specialmmente dei siciliani, viene in mente una frase scritta su di un muro in una viuzza nella zona della movida palermitana all'Olivella "la rivoluzione è bella, ma la pasta è meglio".
    Questo mi atterrisce. Temo che l'elettorato, come il cane bastonato da un cattivo padrone, gli tornerà fedele dimentico dei patimenti subiti perchè certo che non gli farà mancare la ciotola di cibo, poco ma sicuro.
    Mi auguro di prendere una grande cantonata.

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