giovedì 21 giugno 2012

SIAMO ARRIVATI AL DUNQUE?

Bruno-La-Menzadi Bruno La Menza - Trovo una certa difficoltà a districarmi nella lettura delle pagine politiche degli ultimi giorni. Si intravede tutto e il contrario di tutto. Emerge prevalentemente un atteggiamento scacchistico delle forze politiche.
Aspettare la mossa del vero o presunto avversario per rilanciare con presunti o veri veti a tutto ciò che aggrega magari in nome dell'interesse dei concittadini. In tutto questo si inseriscono nomi anche risonanti che mettono il cappello sulla candidatura al governatorato. Le precedenti esperienze che hanno portato maggioranze a dissolversi e minoranze ad entrare al governo per poi uscirne in nome di un tecnicismo disatteso iniziano ad essere di difficile interpretazione. Forse gli altri paesi europei ci stanno dando qualche dritta su come proseguire.
Le grandi idee si muovono con grandi schieramenti. Nell'era post-ideologica speriamo che finalmente venga fuori almeno un'idea.
Il rilancio dell'economia siciliana, passa dalla presa di coscienza di fallimentari strategie d’attesa, come quelle dei finti salvatori di Termini Imerese e degli investimenti negli ipermercati, mentre il commercio nelle città si sta lentamente spegnendo. Gli enti pubblici non sono in grado di garantire occupazione, ma chi gestisce la cosa pubblica deve indirizzare le politiche economiche verso il rilancio delle vere attività produttive. La richiesta più comune è quella di creare circuiti virtuosi che rilancino la produzione, la ricerca e soprattutto la valorizzazione delle risorse culturali e naturali.
Partendo da questi presupposti mi piacerebbe conoscere i veri programmi e i percorsi per attuarli. Tutto il resto è tattica, autoreferenzialità, scimmiottamento di un modello politico che ormai non dice più nulla all'anima delle persone, alle loro teste, alle loro esigenze. Ricondurre tutto a principi di economia pura porta all'allontanamento dalla risoluzione dei problemi sociali.
Rilancio una tesi che mi ha appassionato e che spero coinvolga i lettori del blog: quali devono essere i parametri di riferimento che indichino lo spread sociale fra quello che siamo e quello che dovremmo essere? Sappiamo che lo spread finanziario è legato ai titoli tedeschi e ai nostri BOT. Per chi non ha titoli tedeschi e\o BOT: cosa differenzia il nostro vivere giornaliero dal vivere civile degli altri paesi europei? Siamo in grado con uno scatto d'orgoglio a portare all'ARS persone che hanno la sensibilità di operare per ridurre lo spread sociale? Cosa manca realmente?
Ognuno dica la sua; a seguire dirò anche la mia umile opinione, ma per ora ho una sorta di bulimia di sapere cosa pensate voi.
BRUNO LA MENZA
21 giugno 2012




6 commenti:

  1. Intanto credo che il range dello spread sociale vada da "zero" (cioè Italia/Sicilia/Palermo) a "mille" (Europa).
    La risposta che mi viene è drammaticamente banale: "vivere civile" è una rete dei servizi pubblici e sociali che funziona sempre al 100%, un "cantiere culturale" permanente che rediga sempre nuovi progetti di progresso socio-economico, una classe dirigente (politica/economica/culrurale) che li realizzi prontamente, una cittadinanza che vigili sul raggiungimento e mantenimento dei predetti obiettivi.
    In definitiva ci manca l'ingrediente base : una nazione, cioè un popolo di persone fiere di appartenere alla stessa comunità che vogliono servire e che li rappresnti degnamente al meglio.
    Noi invece continuiamo ad essere degli individui egoisti e narcisisti, che vedono negli altri non dei compagni dello stesso destino ma dei "pupi" da abbattere o sfruttare.

    RispondiElimina
  2. Caro Bruno tu scrivi raramente...ma quando lo fai, hai una tale padronanza delle cose politiche, che il fatto di essere medico-cardiologo, sembra cosa quasi secondaria ed invece non lo è perchè leggere nel cuore del prossimo non è da tutti. Forse sarà una sottile solidarietà di casta ma il commento di un medico su un collega prestato alla politica deve essere quando di più profondo, la mia media intelligenza ed esperienza riesca a fare. Cominciamo dal titolo: "siamo arrivati al dunque"? Mai interrogativo poteva essere più inquietante! Al dunque di chè? Del fallimento? Della fine dei partiti o peggio della politica? Della fine della speranza? Della convivenza civile? Della fine dell'euro e quindi della fine dell'europa e della fine della nostra Sicilia...essendo essa come un vaso di coccio tra vasi di ferro e non possedendo una classe dirigente ne una classe imprenditoriale, avendo la nostra gente accettato di vivere in una realtà deindustrializzata e non produttiva con il tacito e scellerato patto che in cambio avremmo avuto assistenzialismo, posti di lavoro politici, prebende, contributi, cassa per il mezzogiorno, pagamento dei debiti degli enti locali a piè di lista, pensioni ed invalidità civili più o meno false? Con tutto ciò abbiamo commesso un grande crimine: abbiamo portato il nostro cervello all'ammasso delegando la nostra vita a questa o quella cordata o consorteria politica. Ma il crimine più grave l'abbiamo commesso nei confronti dei nostri giovani siciliani a cui abbiamo fatto credere che la meritocrazia ed il lavoro produttivo è assolutamente secondario...perchè da noi la cosa importante è di essere con il "gattopardo giusto al momento giusto". CMQ voglio tenere a freno la mia "scriptorrea"(neologismo), attenendomi ancora al titolo che già in se contiene tutte le domande e tutte le risposte...quindi siamo arrivati al dunque? Inteso come resa dei conti, giusto? In latino "Redde Rationem". Allora ti rispondo con una parabola di "LUCA evangelista" il quale racconta di un uomo ricco che aveva affidato la gestione del proprio patrimonio ed i propri beni ad un "amministratore". Quando gli giunse all'orechio ed ebbe la certezza di una allegra e truffaldina gestione lo chiama e gli chiede "il rendiconto", quello che noi chiediamo ogni anno all'amministratore del condominio, cosi come dovremmo chiederlo all'amministratore della cosa pubblica o del condominio, Italia, Sicilia o Palermo che dir si voglia. Perciò san Luca accoglie il fallace amministratore dicendo: "REDDE RATIONEM villacatianis tuae: iam enim non poteris villicare": rendimi conto della tua amministrzione, perchè non potrai più amministrare! Questo è il minimo a cui dovrebbero andare incontro i nostri politici ed amministratori cialtroni come "LUSI". (o meglio un processo pubblico come sostiene Grillo). Finalmente il nostro parlamento con un sussulto di dignità ed onestà ha concesso gli arresti per questo ladro (Lusi), forse perchè il PDL si è astenuto?? Sono riuscito almeno in piccola parte a saziare la tua bulimia di sapere come la pensiamo? Nella fattispecie è cosi che io la penso!

    RispondiElimina
  3. Naturalmente resto nell'attesa ansiosa e spasmodica di sapere cosa ne pensino gli altri e della tua non tanto umile opinione conclusiva, di quale possano essere i rimedi al disastro materiale e spirituale che ci circonda.

    RispondiElimina
  4. Dimenticavo gli "sehrpa" o fanteria dell'articolo e del commento...cioè Io e P. Nevone abbiamo abbiamo parlato...

    RispondiElimina
  5. Dobbiamo andarci piano col dare dell'amministratore cialtrone e ladro al senatore LUSI, perchè così deresponsabilizziamo i veri cialtroni e i veri ladri, i mammasantissima che predicano bene e razzolano male, quelli che un giorno sì e un altro pure sono sempre in televisione a concionare su questo e su quello, a giudicare sempre gli altri e mai se stessi. I nomi li sappiamo, sono sempre gli stessi. Se Lusi ha potuto fare quello che ha fatto la responsabilità principale è dei suoi referenti, i vari RUTELLI, BINDI, etc.
    Il signor Rutelli non se ne può uscire dando del ladro a Lusi, perchè lui i soldi li ha presi e anche tanti, come pure la verginella Rosy Bindi, per non dover fare l'elenco di tutti gli altri.
    Sappiamo tutto, anche le percentuali con le quali si spartivano il denaro.
    A proposito di denaro, avete visto che il parlamento ha votato la legge salva Penati?, avete visto la moralità falsa e ipocrita di una sinistra sempre più invischiata in corruzioni e tangenti varie che si fa fare una legge "ad personam" per salvare Penati, cioè uno dei politici più corrotti nella storia della repubblica italiana, amico intimo di Fassino, Bersani & co. ora da essi ripudiato e misconosciuto, dopo che hanno mangiato tutti a sazietà?
    Lo so, in questo commento dovrei parlare della Sicilia, spero di farlo al più presto.

    RispondiElimina
  6. Se tutti gli uomini politici sono ladri, e quindi tutti uguali, è molto probabile che anche i commercianti siano tutti ladri e tutti uguali, e anche i sindacalisti, ed anche gli avvocati, ed anche i banchieri, ed anche i medici, ed anche i notai ed i farmacisti, ed i calciatori, ed i giornalisti ed i giudici, ed i magistrati, ed i pubblici dipendenti, e le badanti di "colore", i ristoratori, i meccanici, gli allibratori, e forse chissà anche gli arbitri, e se tutta l'umanità fosse tutta fatta di uguali e di ladri, cosa potremmo o possiamo fare per rimediare?
    Ho lasciato fuori dall'elenco, volutamente, uomini di culto e le loro banche di riferimento.

    RispondiElimina