venerdì 15 giugno 2012

Passeggiate Palermitane 4

Francesco-Gallo-Mazzeodi Francesco Gallo Mazzeo - Un’altra passeggiata virtuale. Che volete fare! Capita così, a chi cammina troppo, sempre di qua e di là, senza sosta, facendo tante cose e illudendosi che servano davvero a qualcuno oltre che a se stesso e nel caso specifico, a me, allo scrivente.
C’è nell'aria un’attesa, tra i semafori claudicanti, i fanali scorticati, i palazzi anneriti, ma anche a terra, tra i cumuli di spazzatura, le aiuole infortunate, i marciapiedi frantumati, le piste ciclabili scolorite. Tutto s’interroga, comprese le bandiere scolorite, che ti accompagnano nel primo tratto di strada che precede l’aeroporto, non solo scolorite, ma anche strappate, sfilate, che sembrano chiedere aiuto, come quelle che sono appoggiate nei balconi di assessorati ed enti dal passato roboante, con il verde che non è più verde, il bianco che non si ricorda più cos'era, mentre il rosso resiste, per i soprassalti di vergogna e non va meglio né alla bandiera dell’Europa il cui azzurro o blu è incenerito e devastato, per non parlare del giallo regionale, tutto cacche e macchie.
Ma dico io, qui i costi non c’entrano niente e neanche i buchi di bilancio, c’entra solo il buon senso e lo spirito di cittadinanza, che va a farsi friggere, quando non vengono toccate questioni strettamente personali, come quelle che insorgono, per multe di sosta in terza fila, che sono emergenziali, ma durano eterne. Certo, vien subito in mente, a qualunque virtuale, ma la gente dove dovrebbe mettersele le macchine? Sulla testa, forse, oppure lasciarle a casa, per viaggiare sui comodi autobus, che passano ogni tre minuti, sui modici taxi, che con pochi spiccioli ti fanno attraversare la città e vedere i fattivi cantieri delle due metropolitane, quella aerea e quella sotterranea, che fra pochi mesi, faranno somigliare Palermo a Barcellona. Ma non scherziamo, con le famose cose serie, stiamo con i piedi a terra, attenti alle buche, che quelle sì sono pericolose, ma non importano, in tempi, di crisi di bilancio, quando le grandi menti, pensano altro e oltre. Ma torniamo a noi e non perdiamoci più. Cominciamo a fare quello che si può fare, ma facciamolo sul serio, senza lasciare che si posi la polvere del tempo, sulle poltrone di Palazzo delle Aquile, che continui a pioverci dentro, anche con le pigre piogge che ci contraddistinguono, mettendo vetri nelle scuole, saldando banchi e sedie rotte, lavando gli autobus che vengono a stento spazzati e lavando anche i mezzi dell’Amia, che sembrano usciti da una pioggia acida e continuando con la segnaletica orizzontale verticale, storta, scolorita e con le tante cose che un assessore alla qualità diffusa, dovrebbe fare, girando la città con una squadra di pronto intervento, per fare subito le cose e non programmarne la fattibilità alle calende greche. Bisogna togliere di dosso dalla città, quello spessore di sciatteria, che non la fa somigliare alle grandi città europee, per cui plaudo al sindaco Orlando che ha imposto le giacche abbottonate agli uscieri, perché è una fandonia che l’abito non fa il monaco: l’abito è il monaco, come ci ha insegnato Francesco quasi mille anni fa e lo stesso dovrebbero fare tutti, stabilendo una creanza, che non sarebbe male che tornasse ad essere buona, nelle scuole, negli uffici, negli ospedali, nelle chiese, dove entrano turiste mezze nude, senza che nessuno dica loro di coprirsi, in qualche modo, perché quel luogo non è un solarium o una spiaggia. E non sarebbe male che anche i sacerdoti fossero individuabili, come ai tempi in cui io li salutavo con un Cristo regni e loro rispondevano, Sempre, mentre oggi qualcuno a questa mia perdurante insistenza, risponde con una occhiataccia. Per dirla tutta, io uso ancora un tradizionale Pace e bene, ma senza grande successo.

Credetemi, non sono un passatista, uno che guarda all’indietro, sono un giramondo e non per turismo, circondato da studenti, che in quanto a idiomi, fanno i baffi al codice di babele, un culturologo di una certa fama, ma non mi lascio abbindolare dalla imbecillità, di chi trova belli i graffiti che imbrattano la città, di chi apprezza o giustifica i fischi alla bandiera, di chi considera padri e madri, un peso e un fastidio, di chi non fonda sulla tradizione ogni idea di innovazione. C’è dell’oltre e c’è dell’altro? Eccome! Bisogna pensare al presente, che siamo noi e al futuro, che sono i nostri figli e quelli che ancora verranno, utilizzando realismo e fantasia, spingendo al massimo l’intelligenza in tutti i settori, non solo in quelli che sono di pertinenza del sindaco e della giunta, ma anche in tutti gli altri che fanno di una metropoli una metropoli e di una comunità umana, una comunità politica, morale ed etica e non una accozzaglia di egoismi e particolarismi.


Francesco Gallo Mazzeo
15 giugno 2012

12 commenti:

  1. Caro professore innanzitutto ben ritrovato! Non posso non condividere il richiamo al rispetto delle regole, alla compostezza ed alla dignità della città in cui viviamo. Ma il degrado materiale ormai va a braccetto col degrado spirituale. Condivido la sua condanna per la sciatteria, la sporcizia, l'abbandono, l'approssimazione l'ordinaria inciviltà. Meno male che nelle sue passeggiate virtuali non ha mai riscontrato uno scippo con ralativa caduta a terra, con sfortunata frattura di femore, dell'incolpevole turista venuta per visitare la nostra città, invece dirottata a villa sofia per finire sotto i ferri del nostro ospedale. Senta professore dato che lei è un giramondo se dovesse capitarle di fare una passeggiata virtuale a Berlino o altra città europea... ci potrebbe fare un resoconto per verificare contrasti e differenze? In attesa della prossima passeggiata la saluto con simpatia.

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    1. Lo farò senza dubbio. Abbiamo bisogno di incontri ravvicinati con gli altri, in tutte le direzioni, senza rintanarci nella nostra pur preziosa mediterraneità e certamente Berlino può essere esemplarmente utile, visto che è riuscita ad unificare due mondi, ad integrarli e darsi un piano di restauri, di presente e di futuro. Non ha senso infatti, gloriarci di normanni e federiciani e poi fare riferimento solo ad arabi e spagnoli, ma senza mai riferirci al "miracolo" libanese e allo spettacolo barcellonese. Brancoliamo, imprechiamo, vogliamo, malediciamo, ma poi tutto si accomoda, come nel più vieto spirito ribellistico e conformista. Passeggiare per Berlino è come stare in un luogo in cui sta suonando l'ora di punta della storia:prometto che del mio prossimo viaggio,riferirò, visto che sono in un comitato scientifico per i musei dei magazzini imperiali( ex, naturalmente) dell'ansa della Sprea. Per fortuna non mi sono imbattuto, a Palermo, ultimamente nè in scippi nè in ferimenti.FGM

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  2. E' davvero un grande piacere leggerla. Le sue annotazioni ed i suoi giudizi, come lei sà benissimo,sono ampiamente condivisi, discussi, sviscerati da noi tuti del blogg. Ma lei, glielo dico con sincera ammirazione, ha una angolazione di osservazione ed una prosa descrittiva dell'immagine (forma e sostanza) della nostra città così apparentemente leggera ma invece alla fine così robusta e caustica , che il suo dire risulta nuovo e si afferma con imperiosa evidenza.
    Ma ci dica la verità professore : forse non crede anche lei che questa città sia "inutilmente bella" perchè la sua testa (quella dei suoi cittadini) è "inutilmente geniale". Mi spiego meglio : la bellezza di una città e l'intelligenza del suo popolo sono inutili se si divorano e si ignorano tra di loro pur di regnare sul presente eludendo la costruzione del futuro.

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    1. Ecco, il punto è proprio questo:essere cittadini, essere popolo. La bellezza della città è una condizione, che può essere colta o sprecata. Adesso viene sprecata. Manca la consapevolezza delle cose, perchè manca la consapevolezza delle persone. Manca la modernità, manca la struttura associativa, manca la cooperazione, il senso della cosa pubblica, di tutti, lo spirito di protesta e di proposta: come dire che abbiamo un positivismo pessimista, senza avere avuto un illuminismo ottimista, abbiamo un occultismo nero senza avere avuto una bella magia bianca. Con plebeismo atavico e disgragazione postmodernistica, non si va avanti:"eppur bisogna andare..."FGM

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  3. Una città triste, decadente, una città che ha smesso di sognare.

    Esattamente come fanno tanti vecchi signori quando smettono di radersi o di pulire le loro scarpe.

    Le passeggiate palermitane del Prof. Mazzeo, che gli fanno vedere una Palermo grigia, con uscieri con giacche sbottonate e semafori scrostati, credo lo intristiscano non poco, così come intristiscono me.

    Prof. Mazzeo,
    io credo, ma posso sbagliarmi, che la sua e la mia tristezza, dipendano poco dalla condizione strutturale della città, ma bensì dal degrado etico e culturale dei suoi abitanti.
    Vorrei una città colorata, piena di bambini colorati, piena di gente colorata che sogna e che sorride.

    Io non so usare le parole come sa fare lei professore, quindi non so come dire al meglio che il vero problema di Palermo sono i palermitani, così come il problema dell'Italia sono gli italiani.
    Stiamo affogando nel nostro provincialismo, incapaci di aprirci al nuovo, trincerati a difesa dell'indifendibile, siamo un popolo di vecchi, vecchi da carta d'identità? e vecchi nell'animo.

    E Palermo invecchia con noi.

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    1. Le forze per rompere l'assedio, del nulla e del degrado ci sono, solo che non lo sanno, mancano di consapevolezza, di cultura generale, di consapevolezza,di speranza. Non è poco! Bisogna suscitare tanto, ma tanto, ma tanto. Però non ci sono alternative. Noi stiamo tentando qualche cosa:io credo molto nella propulsione dell'esemplarità.FGM

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  4. "Bisogna pensare al presente, che siamo noi e al futuro, che sono i nostri figli e quelli che ancora verranno". Parole bellissime e piene di significato del prof Gallo nelle sue consuete "passeggiate palermitane". Un'analisi precisa fatta con uno sguardo attento e profondo, con l'esperienza e la cultura e l'intelligenza di un uomo aperto alle novità e consapevole delle difficoltà nelle quali ci troviamo.
    Ma c'è speranza nelle sue parole, un sogno, un desiderio di vivere in un una comunità politica, morale ed etica. Una comunità nella quale deve crescere l’impegno e la partecipazione, dove i cittadini, e i giovani in particolare, devono svolgere il loro ruolo senza lasciare spazio a chi lo fa solo per interesse personale.
    Una società, come dice Beppe Grillo “dove la gente si dia da fare, partecipi, rompa i coglioni, s’impegni”.
    Sembra banale ma non lo è affatto. I cittadini devono saper camminare con le loro gambe senza aspettare il messia di turno, devono semplicemente fare sentire forte le loro ragioni, devono riprendere in mano la loro vita.
    E a proposito di abiti, sono d'accordo con il professore. "Non è l'abito che fa il monaco. L'abito è il monaco".

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    1. Mi specchio in queste parole e ringrazio.La comunità è un obiettivo, perchè è inclusiva e mai esclusiva. La partecipazione è già cosa molto importante, perchè rompe il male assoluto dell'individualismo narcisistico ed egoistico, che è cosa "altra" dell'individuo, che è il sale della terra. Individuo vuol dire persona, nome, cognome, personalità, responsabilità, onore, spirito educativo e libertà:uomo classico + uomo cristiano.FGM

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  5. Ha ragione l'autore dell'articolo. Spesso e volentieri è la mancanza di senso civico a determinare il disordine, le tante cose che non vanno, i servizi inefficienti, e tutte quei disagi che diminuiscono la qualità della vita dei palermitani. Autobus in orario, traffico, sporcizia, le buche nelle strade e i marciapiedi rotti e deformati dalle radici degli alberi. E poi le scritte che deturpano le facciate con slogan vergognosi che nessuno si sogna di cancellare. Insomma ci vuole buona volontà, impegno e amore per questa città. Il sindaco Orlando ha un grande compito, deve dimostrare di essere il più bravo, e anche di essere capace di coinvolgere nella sua battaglia cittadini, apparato burocratico e lavoratori tutti. C'è una qualche speranza!

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    1. Il decoro urbano è per la città, quello che l'igiene personale è per tutti noi. Non bisogna perdere tempo, bisogna fare una cosa al giorno, tutti i giorni:altrimenti non si esce dal baratro. Coniugare il piccolo con il grande, la scadenza ravvicinata con quella lontana: poi cartesianamente, andare avanti, farsi le ossa, i muscoli, il fiato, la resistenza:altrimenti è come dire al convalescente di una malattia, lunga, lunghissima, di fare volo a vela e immersioni senza maschera:FGM

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  6. La descrizione della citta di Palermo fatta dal prof. Gallo nelle "passeggiate palermitane 1/2/3/4 hanno dato il senso della realtà, a volte tragico, a volte entusiastico, che ci accomuna in quanto cittadini palermitani.
    Rimangono ricordi e delusioni che suscitano in noi voglia di ribellione perché' sappiamo che si potrebbe fare molto per cambiare in meglio, ma anche tanta amarezza perché non è stato fatto quello che si poteva fare.
    Adesso dare delle colpe non risolve il problema, può risolverlo, invece, cercare possibili soluzioni.
    Se l'uomo guardasse meno alla propria reputazione e si occupasse di più della propria coscienza, sarebbe già un grande passo in avanti, perché non sempre le due cose coincidono, e preoccuparsi di più della propria coscienza porta inevitabilmente a stare meglio con se stessi e con la società,
    La Palermo descritta dal prof. Gallo Mazzeo merita di essere raccontata come se le passeggiate fossero fatte a Parigi in una notte d'estate.

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  7. Di notte, cambia tutto: le luci artificiali danno prospettive diverse a ogni cosa e la città si "risana", perchè non vedi le scritte graffitiste, i marciapiedi divelti, i troppi palazzi del centro ancora abbandonati e l'insegna dell'Hotel Patria ti affascina. Non sarebbe male adottare la prospettiva notturna, per farla vivere nella realtà del giorno, come l'avveramento di un sogno:lavoriamoci sù:FGM

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