lunedì 23 aprile 2012

DECRESCITA FELICE. COMINCIAMO DA NOI STESSI

Vullo Pinodi Giuseppe VulloLa voce della  decrescita è molto flebile, non solo a Palermo o in Sicilia ma in tutto il mondo. Questa fatto è facilmente comprensibile perché la teoria  della "decrescita selettiva", è una tesi controcorrente che viene subito respinta dal pensiero economico-finanziario mondiale.
Non ci sentono e non ci ascoltano perché la nostra voce viene coperta e sopraffatta dal potente suono della "crescita infinita". Infatti perfino i partiti dell'ABC si sono affidati a "Monti che è il sacerdote della crescita". Ma fino ad ora i "bocconiani al governo, italiani al boccone del povero". Ma come dicevo iniziamo da noi stessi. L'analisi e la denuncia non bastano. Occorre contestualmente effettuare nella propria vita scelte che comportano decrementi, anche infinitesimali, del prodotto interno lordo. Infatti sono chiari i rapporti "causa-effetto" tra PIL ed esaurimento delle risorse non rinnovabili, l'inquinamento esponenziale, la devastazione dell'ambiente naturale, disoccupazione, guerre, degrado sociale.
Come si può praticare la decrescita nella propria vita? Innanzitutto chiarendo a se stessi cosa è la crescita del PIL. Questo indicatore economico misura l'incremento delle merci scambiate con denaro. Ma per far risaltare ancor di più la differenza tra crescita e decrescita; potremmo dire che la crescita misura la quantità, la decrescita la qualità. Però bisogna prima chiarire la differenza tra "merce e bene". Non sempre le merci sono beni (es. armi, mine anti uomo, armi da guerra in generale), perché nel concetto di bene è insita una connotazione qualitativa, qualcosa che offre vantaggi non solo materiali ma anche spirituali, concetto che non appartiene alle merci. Infatti, se si fanno guerre le borse festeggiano (non mi prolungo nello spiegare perché farei torto alla vostra intelligenza, se si fanno code in automobile aumenta il consumo della merce carburante, quindi + PIL, ma si ha uno svantaggio, una disutilità.
Viceversa non necessariamente i beni sono merci. Es. un mio amico che ha un orto nelle vicinanze mi ha regalato oggi un "sacco di fave biologiche". Secondo voi le fave in oggetto sono merce o sono un bene? I prodotti del proprio orto, del proprio frutteto, auto consumati o donati, non sono merci perché non c'è scambio di denaro perciò non fanno crescere il PIL. Invece se io vado a comprare le fave dal fruttivendolo c'è scambio di denaro quindi merce. Quindi le fave regalatemi dal mio amico "PINO" mi hanno fatto bene perché donate con amore, perché biologiche, perché non hanno fatto crescere il PIL, e quindi egli inconsapevolmente ha attuato una decrescita, seppur microscopica, per me "felice", per il bocconiano prof. MONTI infelice. Il massimo della goduria.
Giuseppe Vullo
23 aprile 2012

2 commenti:

  1. Amico Giuseppe,
    i tuoi esempi semplici ma efficaci, chiari e comprensibili, a mio avviso sono un esempio concreto di quello che tutti noi dovremmo fare da qui a poco.

    Mi spiego meglio,
    se davvero come spesso diciamo, dobbiamo smettere di parlarci addosso, potremmo e dovremmo piano piano diffondere queste semplici ma assolutamente sacrosante posizioni.
    Attraverso questo blog, e con ogni mezzo a nostra disposizione dovremmo, partendo da uno sparuto gruppetto di cui facciamo parte, mettere su un esercito di gente determinata e consapevole, forte della giustezza delle proprie idee.

    Le aggregazioni per quanto mi riguarda e credo ci riguarda, o sono aggregazioni politico-ideali, o sono altro, e questo altro spero che ci riguarderà sempre meno in futuro, o almeno lo spero.

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  2. Il tema che da qualche tempo tratta l'amico Vullo è molto interessante e investe le problematiche della vita di tutti noi. Gli argomenti sono molto delicati, frotte di scienziati, economisti, ambientalisti, e intellettuali si confrontano sui temi della crescita e dello sviluppo. Sulle risorse naturali e la preoccupazione sul loro esaurimento. Sui danni ambientali e e i fenomeni climatici che risentono della mano dell'uomo. Su un fatto però non c'è dubbio. La crescita, almeno per adesso e non si sa per quanto tempo non c'è. Anzi c'è la decrescita. Si prospettano anni di grande difficoltà che ci costringeranno a cambiamenti radicali. In questo ambito le teorie della "decrescita felice" assumono un'importanza notevole e benissimo ha fatto Pino Vullo a approfondire questi temi. La rubrica creata in questo blog deve servire a far crescere la consapevolezza di questi problemi svolgendo un'attività di informazione, di dibattito e di proposta.

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