martedì 24 gennaio 2012

LIBERALIZZAZIONI. FARMACIE E PARAFARMACIE

di Giangiuseppe Gattuso - L’11 luglio 2011, nel pezzo “Farmacisti e farmacie” in questo blog, in piena era Berlusconi, quando non si parlava di liberalizzazioni né di farmaci di fascia C nelle parafarmacie, venivano trattate alcune questioni, degne di attenzione: i privilegi dei farmacisti titolari.
L’analisi si soffermava su alcune prerogative, molto favorevoli, di cui godono i farmacisti che gestiscono ‘privatamente’ un servizio pubblico importante. La diffusione delle farmacie sul territorio è sempre stata contingentata così da non permettere a un giovane laureato di aprirne una sua, tranne se figlio o erede di un titolare o, talmente benestante, da poterla acquistare. Il titolare, infatti, può venderla (a cifre esorbitanti), e lasciarla in eredità anche a un non farmacista. Come un qualsiasi bene o attività commerciale. Riguardo, poi, gli orari di apertura, le festività e le ferie, i farmacisti, proprietari titolari, si comportano ne più ne meno come un qualsiasi lavoratore dipendente, non essendolo per nessun motivo. Buon per loro.
Ora la situazione è diversa. Il Governo Monti, libero da vincoli elettorali e da legami partitici, e forte della sua ispirazione ai principi del libero mercato e della concorrenza, ha avviato la seconda fase della sua attività puntando tutto sulle liberalizzazioni. Dovrebbero portare concorrenza, apertura dei mercati, risparmi per i cittadini, maggiori servizi, sviluppo e crescita per il Paese.
Soffermiamoci, però, sul settore di cui ci siamo occupati: farmacie e parafarmacie.
Queste ultime, le parafarmacie, sono nate con il famoso Decreto Bersani del 2006, art. 5. Sono intese come piccoli negozi di vicinato, obbligate ad essere gestite da un farmacista abilitato all'esercizio della professione ed iscritto al relativo ordine, ne più ne meno come i titolari di farmacia. Il loro numero si aggira intorno a 3500 unità e insieme alle strutture nate nei grandi centri commerciali hanno creato oltre 4000 posti di lavoro. Oggi vivono un momento di grande difficoltà.
Possono vendere prodotti sanitari e farmaci da banco (quelli che negli Stati Uniti, e non solo, sono negli scaffali dei supermercati da sempre) ma nessun farmaco con obbligo di ricetta. Sia a carico del SSN che a carico dei cittadini. Nella prima infornata di provvedimenti del governo si era aperto uno spiraglio favorevole per questi professionisti dimezzati, ma la felicità è durata poco. Lo stesso provvedimento, il Decreto Salva Italia del dicembre 2011 all’art. 32, comma 1 bis ha demandato al Ministero della salute, sentita l'Agenzia italiana del farmaco, l’individuazione entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore del decreto un elenco, aggiornabile, dei farmaci per i quali permane l'obbligo di ricetta medica e dei quali non è consentita la vendita in detti esercizi commerciali. Campa cavallo.
Nel decreto approvato, invece, il 20 gennaio 2012, e precisamente l’art. 11, viene previsto l’aumento del numero delle farmacie, abbassando il quorum da 4500 a 3000 abitanti, per aprirne una nuova. Una buona notizie per i cittadini che vedranno (se tutto fila liscio) un aumento del loro numero (circa 5000, e anche 7000 con l’apertura nelle stazioni ferroviarie, aeroporti civili a traffico internazionale, stazioni marittime e nelle aree di servizio ad alta intensità di traffico (purché non sia già aperta una farmacia a una distanza inferiore a 20o 0 metri); e nei centri commerciali di superficie oltre 10.000 metri quadrati, ma solo se non c’è una farmacia a meno di 1.500 metri).
Una cattiva notizia, e anche molto, per le parafarmacie che vedrebbero aumentare la concorrenza delle farmacie senza aver alcuna possibilità di contrasto (impossibilità di vendita dei farmaci con obbligo di ricetta, circa il 12% del fatturato del settore farmaco). E ancora, quasi a mortificarne la professionalità e i titoli, il servizio svolto da questi professionisti ai fini del calcolo del punteggio per l’assegnazione di nuove farmacie, verrà quantificato così: 0,35 per anno di servizio svolto contro 0,45 per i collaboratori delle farmacie. Insomma una situazione paradossale e grave che conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, la potenza d’urto della lobby dei farmacisti nel preservare la loro fetta di business impedendo l’accesso ai giovani farmacisti. I quali però, forse, non hanno avuto la capacità di informare l’opinione pubblica né la forza (e la volontà) di attivare proteste clamorose quanto necessarie.
Alla faccia dei liberalizzatori.

Giangiuseppe Gattuso  
23 gennaio 2012
* ultimo aggiornamento 24 gennaio 2012

11 commenti:

  1. Sono anni e anni che ci sbattiamo per informare i politici dlla nostra situazione, i giornalisti e i cittadini. Da anni ribadiamo il nostro disagio, perchè da quando abbiamo aperto le nostre parafarmacie sono successe molte cose gravissime:
    1. con una semplice circolare dall'oggi al domani l'inps ha rigettato le nostre iscrizioni e ci ha costretto a versare all'enpaf la quota contributiva intera (ovvero i contributi che pagano i farmacisti proprietari di farmacia, senza distinzione di reddito)
    2. Le aziende farmaceutiche hanno spesso boicottato le nostre attività, abbiamo spesso segnalato a catricala la concorrenza sleale promossa dai titolari di farmacia, complici dei canali di distribuzione ma nulla è stato fatto
    3. Sono stati tlti alle parafarmacie moli farmaci, passandoli magicamente da OTC amedicinali con obbligo i ricetta, per farli rientrare nlle farmacie.
    4. Nessuno, nè politica nè giornalismo, nè antitrust ha mai raccolto qusto allarme

    a qusto si aggiunge che le farmacie vivono nell'impunità. Dispensano farmaci non controllando che ci sia effettivamente la ricetta, anticipano farmaci salvavita (a carico del SSN) chiedendo solo in un secondo momento la ricetta del medico.

    Solo adesso, che si fa un gran parlare di liberalizzazioni, ci i ricorda di noi e ci si stupisce perchè stiamo in silnzio. La risposta è una sola: chiediamo di essere ammessi a trasmissioni come l'infdele, porta a porta, ecc ecc e non veniamo mai invitati al contraddittorio. Non abbiamo i mezzi per comprarci le pagine di repubblica, con il vecchietto sullo sfondo. Siamo boicottati, non finirò mai di ripeterlo. Adesso questa manovra ci farà chiudere. Non c'è liberalizzazione, ma solo un aumento di potere dlle farmacie che come al solito faranno cartello.
    Non solo, sembra che i nostri punteggi nel concorso straordinario, conteranno meno. Figli di un dio minore fino in fondo.
    Cordiali saluti Bruni chiara, titolar di parafarmacia (non chiamatemi parafarmacista)

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  2. MONTI SE LE COSE RESTANO COSI' TU SARAI STATO UN FALLIMENTO E NOI FALLIREMO DOPO POCO!

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  3. Art. 3

    Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

    È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
    dott. renza ricci

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  4. OGGI MI SENTO LIBERALIZZATO:

    posso andare a comprare i farmaci in salumeria e se non c'e' l'autobus ci andro' in taxi.

    Il mio vicino pensionato dice che il taxi non accetta carte di credito e lui non ha disponibilita' di liquidi perche' la pensione viene pagata in denaro solo se non supera 1000 euri.

    IL RICCASTRO NE PERCEPISCE CIRCA 1100

    Le banche e le assicurazioni aspetteranno a lungo le norme che consentiranno una vera liberalizzazione; per ora intascano e gestiscono tutto il contante disponibile sul territorio per le loro attivita' a sfavore delle imprese.
    L'accesso al credito e' nullo per chi non e' ricco.

    A breve i fornitori dello stato verranno pagati in bot cosi' potranno dare garanzie alle banche che potranno lucrare sugli interessi.

    Siamo alle soglie della vera plutocrazia.
    Quella che si inserisce strisciando sotto l'uscio dei poveri nuovi e vecchi.

    Onestamente confido piu' nei poveri nuovi: quelli vecchi ormai si sono adattati.

    Quando il nuovo povero non sara' in grado di mandare il figlio in vacanza alzera' le barricate.

    Il vecchio povero non ce l'ha mandato mai.

    Il nuovo povero e' una risorsa politica inestimabile.
    Avvezzo al consumo inorridira' di fronte all'impossibilita' di fare la festa per la prima e per la seconda comunione.

    Finalmente ci accorgeremo che dopo la dignita' i poteri forti ci hanno tolto anche qualcosa di materiale.

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  5. Ottime osservazioni . Riflettendo sul problema con disincanto nei confronti del platonico innamoramento della maggioranza degli italiani verso il tecnico Monti , mi sembra evidente che le liberalizzazioni volute da questo governo siano da guardare con molta attenzione . Penso infatti che , forse ,nonostante mille buone intenzioni ed auspici , possano rivelarsi demagogiche e , quindi , un cavallo di Troia per chi , escluso , vuole entrarvi . Le farmacie , ad esempio , poterbbero essere il caso tipico : liberalizzano le nuove farmacie in teaira per chiunque , ma un effetti solo verso i figli dei farmacisti attuali . Lo stesso per i notai , gli avvocati , etc.. Per i tassisti , invece , francamente non capisco la liberalizzazione chi avvantaggerebbe ; forse solo i consumatori , che godrebbero di tariffe più basse . Ma ai tassisti , vecchi e nuovi , converrebbe lavorare per una o due corse al giorno ?? Francamente temo che queste liberalizzazioni potrebbero essere più un danno che una soluzione . Per aumentare qualche posto di lavoro si ridurrebbero i porofitti a livelli da precario e con pessima qualità . Vedremo . Speriamo bene !
    PASQUALE nevone

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  6. ieri catricala ha detto chiaramente che la fascia C non è stata data alle parafarmacie perchè c'erano troppi malumori (politici) e quindi non hanno potuto farlo. Hanno aumentato il numero delle farmacie, federfarma ha urlato al massacro da gad lerner, perchè le farmacie non le vogliono aumentare, ma la fascia C non la vogliono mollare, insomma vogliono tutto come sempre. A questo punto facciamo due conti: le farmacie che apriranno sono 5000, le parafarmacie che moriranno saranno 3500, quindi un attivo di sole 1500 imprese per il governo. Federfarma scontenta, le parafarmacie incavolate nere, i cittadini che non risparmieranno un euro perchè continueranno ad applicare i soliti prezzi per la fascia C (non ci pensano neppure ad abbassarli). gli unici che ci guadagnano sono i farmacisti dei paesi rurali, che sono già sovvenzionati dalla stato ma che verranno ancora più sovvenzionati. A questo punto anche i collaboratori di farmacia dovrebbero ribellarsi: a loro toccherà si e no un pugno di farmacie, gli avanzi degli altri, e passeranno avanti tutti i direttori di farmacie, compresi i figli di titolari. Anche loro direi che sono mal rappresentati. Tutte queste associazioni di non titolari come il CONASFA hanno sempre appoggiato l'attuale sistema di concorsi, non hanno mai fatto nulla per cambiarlo. Questo è il risultato. Non c'è nulla di più inutile di un sindacato lacchè del padrone....

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  7. Sul Corriere della Sera 23 gennaio 2012, Chiara Moroni deputata di Fli e farmacista (in pieno conflitto d’interessi) così si esprime: «La soddisfazione dei clienti verso le farmacie supera il 90 per cento. Parlare di incentivare la vendita dei farmaci, come fossero mortadelle, è demenziale. Il tentativo del governo è quello di portare un pezzo di fatturato nelle cooperative rosse, non di abbassare i prezzi». Le parafarmacie? «Una follia di Bersani». Quanto alla casta: «Solo il 20 per cento delle farmacie passa in modo ereditario».
    Insomma cari “amici” farmacisti, non titolari di farmacie, la situazione non è delle migliori. Resto sempre convinto che la vostra azione di protesta è molto debole. Il boicottaggio nei vostri confronti è enorme e sulle tv e nei giornali non riuscite a fare sentire le vostre ragioni. Ma tutto ciò non può rappresentare un alibi. Se siete convinti delle vostre ragioni avete il dovere di attuare forme di protesta eclatanti. Che ne so: un gruppo di 20 di voi si incatenino sotto il cavallo della Rai, altrettanti sotto gli uffici di Mediaset e di La 7. Parlare tra voi, scrivere su facebook ha un valore molto relativo. Auguri comunque!

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  8. Ma la liberalizzazione di noi cittadini quando viene decretata?
    Io, da lavoratore dipendente prima e da pensionato poi, non sono mai riuscito a far valere le mie ragioni.
    Voglio essere liberalizzato, voglio pagare le tasse a fine anno e non ogni mese, lo Stato li prende direttamente dalla busta paga, voglio comprarmi le medicine e scaricarmele dal reddito in maniera intera (non il 19%).
    VOGLIO ESSERE LIBERO IN UNO STATO LIBERO chiedo forse troppo?
    Meditate gente, meditate.
    GIUSEPPE A.

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  9. Dal governo MONTI ci aspettavamo grandi cose,soprattutto ke avesse fatto le cose x bene.In realtà è stato sottomesso dal potere più forte...quello delle lobby.La follìa di Bersani è una realtà ke ha dato speranza a migliaia di persone ma ke purtroppo,se nn si fà niente x difendere tale follìa la vedremo arenare.....La liberalizzazione doveva essere altro:doveva essere creare un canale alternativo alle farmacie con le parafamacie e creare così la giusta concorrenza tra le parti e permettere al consumatore di poter scegliere!Nonostante tutto sono ancora speranzosa e spero ke cambino le cose!

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  10. ...ahimè le lobby si creano perchè espressioni di capitali diretti o indiretti e così motivo di indirizzo per le scelte della politica che, ahilei, ha il dovere di capire chi può fare il suggeritore in orchestra. lo penso spesso: la vera lobby dovrebbe essere il popolo di una nazione...ma storicamente non lo è mai stato...quindi giovani giù, opportunità differenziate giù, poteri - forti o no - su :( ....

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    1. ...TANTO RUMORE PER NULLA !!! Le solite cose italiane...non siamo mica FRANCESI...!!!

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